IACOPO NATHAN
Cronaca

Omicidio di Lunata, le indagini. Nuovi chiarimenti dall’autopsia

Resta in carcere Marjan Pepa, l’ex autotrasportatore che si è accusato dell’omicidio di Artan ’Tony’ Kaja. L’uomo continua a non voler parlare dell’accaduto, adesso in cella verrà seguito da uno psichiatra. Il movente resta un mistero ma andrebbe cercato tra le pieghe del rapporto umano tra i due amici

Artan ’Tony’ Kaja, imprenditore 52ennne albanese, da oltre 20 anni residente in Piana, è stato ucciso la sera dello scorso 7 gennaio

Artan ’Tony’ Kaja, imprenditore 52ennne albanese, da oltre 20 anni residente in Piana, è stato ucciso la sera dello scorso 7 gennaio

Lucca, 13 gennaio 2025 - Sarà necessario aspettare ancora qualche giorno per provare a chiarire nei dettagli gli ultimi istanti della vita di Artan ’Tony’ Kaja, l’imprenditore 52enne ucciso con un colpo di pistola alla testa, all’interno del piazzale della cartiera Smurfit Kappa di Luanata. Mercoledì mattina verrà effettuata sulla salma l’autopsia da parte del medico legale Ilaria Marradi, che riceverà l’incarico dal magistrato che sta seguendo il caso, la dottoressa Lucia Rugani.

Sono tanti i punti interrogativi che rimangono ancora in questa terribile vicenda, a partire dal movente che avrebbe spinto Marjan Pepa, 52enne ex autotrasportatore, anche lui albanese come la vittima e amico di vecchia data di Kaja, a compiere l’omicidio. Pepa, infatti, già dalle ore successive al ritrovamento del corpo, di sua spontanea volontà si è recato dai carabinieri, addossandosi tutte le colpe.

"Sono il responsabile di quello che è successo alla cartiera, voglio pagare per quello che ho fatto”. Queste le uniche cose che, da giorni, è riuscito a riferire agli inquirenti.

Anche nella giornata di sabato, durante l’interrogatorio di garanzia svolto in carcere dal gip Simone Silvestri, Pepa ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Uno choc, questa la motivazione che l’ex autotrasportatore continua a dare. Tanto da non voler raccontare niente neanche al suo legale, l’avvocato Mara Nicodemo.

A seguito di questi comportamenti il giudice per le indagini preliminari ha confermato il fermo in carcere. All’interno del “San Giorgio“ l’uomo viene seguito da uno psichiatra, per cercare di capire appieno la situazione e il momento che sta vivendo.

Ancora da trovare l’arma del delitto, che l’assassino ha probabilmente gettato via dopo aver sparato il colpo. Varie le ipotesi per quanto riguarda il movente, che da una prima ricostruzione potrebbe essere collegato al rapporto tra i due uomini, una volta molto legati, che negli anni è andato logorandosi. Invidia, gelosia e vari momenti di scontro sono stati raccontanti anche dai colleghi nei giorni scorsi. Servirà ancora pazienza, ma già nelle prossime ore alcune delle domande potrebbero trovare delle risposte.