Lucca, 12 gennaio 2025 – “Ancora non me la sento di dire niente, è troppo pesante per me in questo momento”. Queste le poche, uniche, parole che Marjan Pepa, il 52enne albanese che si è dichiarato responsabile dell’omicidio di Artan Kaja, ha detto al gip Simone Silvestri durante l’interrogatorio di garanzia, che si è svolto ieri nel carcere di Lucca. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, rimandando ancora. Nessuna rivelazione sul movente, nessuna indicazione di dove può aver lanciato la pistola o il suo cellulare nella notte in cui, secondo quando lui stesso ammette, avrebbe sparato un colpo di pistola alla base della nuca all’amico, per poi darsi alla fuga. Sono ancora tanti gli aspetti da chiarire per quello che in poco tempo si è trasformato in vero e proprio giallo. Martedì 7 gennaio, infatti, è stato trovato il corpo senza vita di Artan Kaja, conosciuto da tutti come Tony, nel piazzale della cartiera Smurfit Kappa, dove lavorava come terzista nello stoccaggio dei pallet. Inizialmente si era sparsa la voce di una caduta accidentale durante la chiusura, poi quella del malore fulminante. Indagini più approfondite sulla salma, però, non hanno lasciato spazio a ulteriori dubbi. E’ stato un proiettile, probabilmente di piccolo calibro, a spezzare la vita di Tony.
Aveva fatto il classico giro serale, aveva chiuso i cancelli e rimesso tutto in ordine in vista del giorno dopo. La moglie non vedendolo rientrare a casa, lavorando anche lei nello stesso stabile, è andata a cercarlo e ha fatto la macabra scoperta. Poche ore dopo il fatto, alla caserma dei carabinieri si è presentato Marjan Pepa, ex autotrasportatore, coetaneo, connazionale e amico di Tony. “Sono io il responsabile di quello che è successo nel piazzale della cartiera”, queste le parole che ha detto ai militari, chiudendosi poi in uno stato di choc totale. Incapace di ricordare cosa abbia fatto nelle ore che passano dall’omicidio a quando è andato dalle forze dell’ordine, di dare una motivazione al folle gesto, o di indicare dove si trovino il suo cellulare e la pistola che ha sparato il colpo.
Resta quindi un mistero il movente, anche se già da poche ore dopo il fatto, sono iniziate a circolare una serie di indiscrezioni. I due, un tempo amici, tanto che Kaja avrebbe ospitato Pepa a casa sua in un momento di difficoltà economica, avrebbero chiuso i rapporti mesi fa. Invidia e gelosia alla base di tutto questo, con una serie di episodi già registrati e segnalati nel corso delle ultime settimane. Neanche due mesi fa, infatti, i due sarebbero venuti alle mani dopo una accesa discussione, proprio nel piazzale dove poi Tony Kaja sarebbe stato ucciso.
Continua quindi il lavoro degli inquirenti, con il pm Lucia Rugani che ha già disposto l’autopsia sul corpo della vittima, che verrà effettuata nei primi giorni della prossima settimana. Nella giornata di venerdì, intanto, è stato eseguito un esame radiografico sulla salma, che ha evidenziato come il proiettile fatale sia ancora all’iterno del cranio. Servirà ancora tempo per chiarire la posizione di Marjan Pepa, che all’interrogatorio di ieri è parso meno scosso rispetto ai giorni precedenti, ma comunque non in grado di dare una ricostruzione chiara di quanto accaduto. Al momento si trova al San Giorgio con l’accusa di omicidio volontario. Le prossime ore potrebbero dare significative risposte ai vari quesiti.