Massimo Stefanini
Cronaca

“Una fine impensabile”. Lo choc dei colleghi di Kaja dopo la scoperta del colpo di pistola

“C’erano stati screzi da tempo, ma chi poteva immaginare che sarebbe andata a finire in questo modo? E’ incredibile...”. Nuovo sopralluogo dei carabinieri in cerca dell’arma e del bossolo

“Tony“ Artan Kaja, 52 anni: colleghi sotto choc per il delitto in azienda

“Tony“ Artan Kaja, 52 anni: colleghi sotto choc per il delitto in azienda

Lucca, 11 gennaio 2025 - I due si conoscevano da tempo, a prescindere dall’essere stati colleghi di lavoro in settori contigui dell’azienda Smurfit: mulettista la vittima, autotrasportatore l’assassino reo confesso. I dissapori erano stati diversi tra Marian Tepa, 52 anni, del Capannorese, arrestato per omicidio e la vittima, Artan “Tony” Kaja, anch’egli 52enne, ucciso con un colpo di pistola alla nuca martedì sera nei pressi di una tettoia dove l’uno, titolare di una piccola ditta di trasporti e di movimentazione merci, (pallet in particolare) teneva i suoi mezzi, come il muletto, ad esempio.

Si seguono diverse piste per quanto riguarda il movente effettivo. Anche altri tasselli del puzzle mancano all’appello, come il ritrovamento della pistola utilizzata e del bossolo del colpo esploso: il proiettile, poi, potrebbe essere rimasto nel corpo del povero Artan. L’autopsia dei prossimi giorni chiarirà meglio la dinamica del delitto.

Ieri mattina i carabinieri sono arrivati alla Smurfit per svolgere ulteriori indagini. Due auto sono entrate nell’area adibita alla produzione, quella interna accanto alla chiesa di Lunata, dove sorge lo stabilimento vero e proprio. I militari si sono recati nella zona dove operava Artan, uscendo poco prima di mezzogiorno. In fabbrica e negli uffici nessuno ufficialmente vuole parlare.

La vicenda è diventata adesso ancora più delicata dopo che dall’ipotesi del malore che si pensava avesse stroncato di Tony Kaja si è arrivati a scoprire un omicidio efferato. In un primo momento, si era ipotizzata una rovinosa caduta dall’alto, collegata a un fatale malore. Ma il foro d’ingresso di un proiettile nella nuca della vittima hanno poi cambiato tutto lo scenario.

Screzi tra loro? E’ normale che ve ne siano in un ambiente di lavoro – spiegano una persona che conosceva la vittima, ma chiede di mantenere l’anonimato – succede ovunque, immaginiamo in qualunque settore. E’ fisiologico che sia così. Si era sentito dire di qualche litigio. I rapporti erano tesi, forse c’era del rancore per questioni lavorative, ma ripeto, era considerato un fatto logico tra persone che devono convivere con visioni e opinioni diverse, anche in merito alle proprie mansioni”.

“Spesso volano parole grosse tra colleghi – aggiunge scuotendo la testa un altro collega davanti alla fabbrica di Lunata –, ma poi finisce lì, come si suol dire. Nessuno avrebbe mai immaginato che si potesse arrivare a tanto, arrivare ad uccidere, magari dopo settimane o mesi dall’ultimo diverbio. Non riusciamo a capacitarci di tutto questo, perché Tony Artan era davvero una persona eccezionale, sempre pronto ad aiutare gli altri, anche in fabbrica. Non sappiamo che cosa è scattato nella mente di quella persona che ha confessato di averlo ammazzato. Siamo vicini alla famiglia di Tony, alla moglie e ai due figli, ai fratelli. A tutti loro mancherà un punto di riferimento fondamentale”.

Tra le questioni che gli inquirenti devono cercare di ricostruire, c’è il percorso fatto dall’assassino per giungere dove si trovava Artan, un punto tra l’altro sprovvisto di telecamere e a freddarlo, per quella che assomiglia ad una esecuzione. Ieri sono arrivati altri parenti, come il fratello Robert da Milano. Artan era al telefono proprio con lui poco prima di essere freddato alle spalle. L’assassino l’ha atteso al buio prima di agire. Al telefono con il fratello, Tony ha detto di voler chiudere il cancello e di avere l’intenzione di ritornare a casa a Lunata, che si trova a pochi metri di distanza. Purtroppo però, non ha più rivisto i suoi cari.

Dall’udienza di convalida dell’arresto di Marian Tepa, prevista per oggi davanti al gip, ci si attende qualche risposta ai tanti interrogativi di questa tragedia.