Patente a punti. Il sindacato è critico: "Molte ombre e poche luci"

Per Michele Mattei, segretario generale Fillea Cgil Lucca, "va cambiato il modello di fare impresa: meno subappalti, più controlli sul territorio e rispetto dei contratti edili, a partire dagli orari di lavoro".

Patente a punti. Il sindacato è critico: "Molte ombre e poche luci"

Un operaio al lavoro su un cantiere edile (foto Alcide)

Da novembre per lavorare nei cantieri sarà obbligatoria la ‘patente a punti’, il nuovo documento digitale indispensabile per imprese e lavoratori autonomi del settore. Tra gli obiettivi: migliorare la sicurezza, ridurre gli infortuni e il sommerso. Una storia complessa quella della sicurezza sul lavoro di cui abbiamo scelto di parlare con Michele Mattei, segretario generale Fillea Cgil Lucca.

La patente è una novità in un settore tristemente famoso per il numero di incidenti, secondo lei è un sistema capace di riqualificare il settore e garantire sicurezza e rispetto delle normative?

"Lo strumento ha molte ombre e poche luci. È nato male, modificando l’articolo 27 del testo unico sulla salute e sicurezza che puntava prima alla qualificazione in ingresso delle imprese e poi ad un sistema con meno punti, riduzioni immediate in caso di infortuni e recupero punti ottenibile solo con investimenti in più formazione e più sicurezza. Oltre a questo, registriamo anche diverse difficoltà dal punto di vista burocratico e quindi gli eventuali cambiamenti organizzativi si potranno vedere solo nel medio periodo. Riteniamo che la norma avrebbe dovuto agire soprattutto sulla reale qualificazione delle imprese e non concentrarsi in particolar modo sulla funzione sanzionatoria, lo spirito doveva essere quello di prevenzione. Sicuramente serve altro per combattere gli infortuni".

E’ un primo passo avanti per promuovere la sicurezza e il rispetto delle regole? Qual è la posizione della Cgil e cosa si deve ancora fare per creare un luogo di lavoro sicuro?

"Come affermavo precedentemente pensiamo che serve ben altro per combattere gli infortuni. Quello che va cambiato è il modello di fare impresa: meno subappalti, più controllo sul territorio, rispetto dei contratti edili, a partire dagli orari e soprattutto più qualificazione, anche riformando il sistema delle attestazioni Soa da rendere obbligatorie anche nel privato. In sintesi, stop al subappalto a cascata, più ispezioni, rispetto dei contratti edili sottoscritti e possibilità automatica di emersione dei migranti ricattati".

La riforma è una misura sufficiente per tutelare i lavoratori oppure sarebbe stato opportuno un intervento più incisivo contro le aziende che non rispettano le regole sulla sicurezza?

"Ovviamente non può essere sufficiente per tutelare la salute dei lavoratori e può avere un’efficacia consistente solo se affiancato da una efficace sistema di informazione e prevenzione degli infortuni, l’obiettivo per me rimane quello di prevenire ed evitare che i lavoratori si facciano male o peggio ancora perdano la vita. Un sistema di sole sanzioni non tutela direttamente la salute dei lavoratori". Quali correttivi e miglioramenti auspicate che vengano introdotti in futuro per migliorare l’attuale riforma? "Una nostra storica richiesta è quella del badge di cantiere, le cui sperimentazioni hanno sempre registrato risultati importanti e per questo pensiamo come Fillea Cgil che debba diventare uno strumento ordinario. Se lo avessimo avuto nel cantiere Esselunga di Firenze, per esempio, avrebbe immediatamente fornito informazioni sul chi fosse in cantiere, per quante ore, quale è il tipo di Ccnl applicato e se è stata effettuata la formazione".

Andrea Falaschi