Quell’uomo tutto vestito di nero, dalla carnagione non scura, con il cappuccio in testa che copriva gran parte del volto e le cuffie alle orecchie, colpì l’attenzione di un’addetta delle pulizie che stava iniziando il turno di lavoro. La donna – sentita ieri davanti alla Corte d’Assise – disse di essere rimasta colpita da quella presenza e dall’agitazione crescente del soggetto man mano che si avvicinava. Lei spingeva il carrello e stava per salire in ascensore, quando "sentì le botte", e poi, voltandosi, vide un uomo sopra una donna a terra.
"L’ho visto sopra la dottoressa", ha detto alla corte, rispondendo alle domande del pubblico ministero Giovanni Porpora. Anche se lei, in realtà, avrebbe saputo dopo che la vittima dell’aggressione era la dottoressa Capovani, perché non la conosceva. Come non conosceva lui, anche se lo vide nitidamente "correre verso la psichiatria". Sono le 17,45 del giorno dell’omicidio e per il rumore delle botte la donna ha raccontato di aver lasciato il carrello dentro l’ascensore, a causa degli accadimenti che si stavano svolgendo davanti ai suoi occhi e che si sarebbero di lì a poco trasformati nella tragedia al centro del processo a carico di Gianluca Paul Seung, accusato di aver ucciso, massacrando con un oggetto mai trovato, la dottoressa Capovani.
Un oggetto che nessuno dei testimoni ha visto. Anche un infermiere, che era affacciato alla finestra della medicheria, ha detto di aver visto l’uomo incappucciato, con il capo ed il viso coperto: l’uomo che secondo le indagini sarebbe stato, appunto, il 35enne di Torre Del Lago, che sui social si definiva sciamano, ritenuto responsabile del delitto. L’infermiere ha riferito ai giudici di aver notato una busta che il soggetto avrebbe avuto in mano. Ma ha anche detto di "aver sentito chiaramente le urla", e di essere poi corsi in tre a soccorrere la vittima a terra che presentava copioso sangue fra i capelli, una ferita che i primi soccorsi cercarono di tamponare con delle garze.
Seung – ha riferito la collega della Capovani, la prima a correre per i soccorsi – era "particolarmente arrabbiato nei confronti della Capovani". La professionista doveva pagare il fatto di averlo ricoverato e contenuto quattro anni prima. "Urlava contro di lei – ha ricordato in aula la collega della vittima, descrivendo Seung –. La detestava. Ce l’aveva a morte. Siamo davanti all’unica persona che avesse odio contro la Capovani per il tso e il fatto che lo aveva contenuto. E siamo davanti ad un soggetto mosso da una cattiveria che va al di là patologia". "Ha un odio particolare verso le donne". Ed è proprio questa collega che dopo il fatto, per ore e ore, ripensò a chi avesse potuto fare tutto questo, finché non le tornò alla mente Seung, quel ricovero del 2019, e il suo odio contro la dottoressa Capovani. Le prime indagini che hanno portato all’arresto di Seung.
Carlo Baroni