FABRIZIO VINCENTI
Cronaca

La "Pecora Nera" potrebbe avere le ore contate

Sulle sorti del ristorante, il cui personale è formato in parte da ragazzi disabili, deciderà l'assemblea dei soci della coop "Segni particolari Nessuno"

Lo staff della Pecora Nera

Lucca, 22 maggio 2016 - Un brutta storia. Di quelle che fanno male perché colpiscono nei sogni. In questo caso in uno sogno partito nel lontano 2007, quando in piazza San Francesco aprì la Pecora Nera, un ristorante, uno dei cinque in Italia, con personale formato in parte da ragazzi disabili. Una storia su cui la parola fine rischia di scendere domani sera, quando la cooperativa sociale che gestisce il locale, «Segni particolare Nessuno», creata come costola di Anfass, dovrà decidere in assemblea cosa fare. Annegata dai conti negativi e dal distacco di Anfass stessa dal progetto. Un epilogo drammatico, considerando che nel locale lavorano sette ragazzi disabili, tre con borse lavoro e quattro assunti, e quattro ulteriori dipendenti. La sconforto è palese. Come l'amarezza per quello che ritengono un vero e proprio abbandono di Anfass che già da marzo ha rotto di fatto i ponti, sganciandosi attraverso la revoca del ramo di affitto del ristorante. La chiusura di questo storico, uno splendido esempio di tentativo di integrare chi ha handicap, è dietro l'angolo.

«Siamo rimasti sorpresi da Anfass – spiega Massimiliano Paggetti, uno dei soci della cooperativa – stavamo cercando di salvare questo progetto, che invece Anfass dal dicembre 2015 vuole chiudere. La loro proposta provocò le dimissioni del cda della nostra cooperativa che era composto da persone quasi tutte legate a Anfass. Sono subentrati a marzo dipendenti del ristorante e genitori dei ragazzi. Avevamo chiesto un loro rappresentante che non è mai stato indicato e siamo rimasti Patrizia Mei, presidente, Massimiliano Paggetti, Piergiorgio Paoli e Sonia Baglioni». Ma l'inizio della fine era segnato, lo sbilancio dei conti, dovuto anche ai costi di affitto del locale e del ramo di azienda pesano. E non sono bastate le iniziative e anche alcuni contributi. «Stiamo lottando per tenere in piedi questo ristorante – aggiunge Paoli – a fine maggio dobbiamo chiudere il bilancio che è in perdita per circa 40mila euro, che poi è il costo del progetto, il ristorante lavora e anzi il 2014 è andato meglio del 2015. Abbiamo chiesto un incontro a Anfass per risanare il bilancio 2015 e progettare il 2016. Anfass a marzo ci ha mandato la disdetta del ramo di azienda, ovvero la revoca della licenza di ristorazione, per la quale paghiamo circa 10mila euro per l'affitto. Circolano voci che voglia aprire un bar, un'attività meno costosa, cosa che con noi non hanno mai discusso, e in quel caso avremmo potuto sdoppiare il progetto».

La soluzione per chiudere almeno il 2015 era dietro l'angolo, ma Anfass, secondo i responsabili della cooperativa, ha fatto capire che si sarebbe fermata lì. «Avremmo potuto giungere al pareggio di bilancio – spiega Paoli – attraverso una rinuncia di Anfass a un fondo relativo al deterioramento dei beni usati nel ristorante che sono di loro proprietà. Anfass avrebbe aggiunto una tantum di 4700 euro. Pesano certi costi, come l'affitto del ramo di azienda aumentato da 5 a 10mila euro in un anno, ma anche l'affitto del locale. Le nostre richieste erano di sistemare il bilancio per il 2016 e di chiarire cosa avrebbero fatto delle attrezzature. Ci era sembrata di trovare disponibilità iniziale, poi però ci è stato detto che potevano accettare solo la copertura per quest'anno senza garanzia di un sostegno finanziario per il 2016». La disdetta scatterà il 14 gennaio 2017, ma il locale, se non ci saranno colpi di scena, chiuderà già a fine maggio. «Domani alla nostra assemblea – conclude Paoli – dobbiamo fare due cose: o ripianare i 40mila euro, e non possiamo, oppure mettere in liquidazione della società. Volevamo affrontare la seconda parte dell'anno per recuperare liquidità anche grazie ai Comics e poi cercare un nuovo locale. Auspichiamo un incontro con Anfass nazionale e che Anfass di Lucca ci ripensi, altrimenti la storia dovrà finire qui».