MAURIZIO MATTEO GUCCIONE
Cronaca

“Per carità, non chiamateli vini. E molti ristoratori li ignoreranno“

Chi glielo dice a un produttore storico di Igt toscano delle colline di Camaiore che il vino può non...

Chi glielo dice a un produttore storico di Igt toscano delle colline di Camaiore che il vino può non essere alcolico? Abbiamo ascoltato le impressioni di tre produttori che ci hanno raccontato che cosa pensano di questa opportunità. "Credo che se il vino, alla pari di ogni altro prodotto, è bevuto con sana moderazione non costituisce un problema – afferma Daniele Lencioni della Tenuta Mareli sulle colline di Montemagno; se tutto nasce dalla paura dei controlli, non ha senso perché bere non significa, appunto, ubriacarsi ma assaporare il gusto, i profumi".

Lencioni produce vini biologici e biodinamici: "Produciamo uva guardando prima di tutto la sostenibilità – afferma – l’uva è ricca di principi organolettici che noi curiamo attentamente durante tutte le fasi della lavorazione: mi chiedo che cosa c’entri parlare di vino dealcolato che va incontro a filtrazioni e osmosi, vengono sottratti aromi per poi aggiungerli, di nuovo, in maniera artificiale: non chiamiamolo vino, diciamo che è una bevanda". È naturale che un produttore che si sente, come sostiene Lencioni, "espressione della tipicità e del territorio" non può digerire quanto previsto dalla normativa.

"I nostri vini contengono esclusivamente un minimo d solfiti – aggiunge – il nostro lavoro guarda al prodotto ma tutela anche il territorio; e poi non dimentichiamoci che questo nuovo prodotto ha dei costi ingenti: al di là che perderebbe l’anima vera del vino, il suo terroir, piuttosto smetterei di produrlo". Tuttavia, i produttori non contestano la possibilità di creare questo nuovo prodotto, bensì la denominazione di vino, appunto.

Gli fa eco un altro produttore, Giancarlo Rossi della Fattoria e Agriturismo “Il Poggio” di Montecarlo. "Per carità – afferma – può anche essere una buona idea ma evitiamo di chiamarlo vino: per struttura, possiamo chiamarla spremuta di uva; e poi diciamolo chiaramente: nasce come una sorta di moda, oggi esasperata dalle norme sulla circolazione stradale". Anche Rossi ne è convinto: "Si beve per gusto, quindi la quantità deve essere quella giusta, bisogna avere giudizio ma eviterei di strumentalizzare tutto questo: nel nostro Paese riusciamo sempre a darci, secondo il detto popolare, “la zappa sui piedi”".

Parla di "manovra invasiva" Marco Borselli proprietario della tenuta “Valle del Sole” sulle colline nord lucchesi: "Non sono d’accordo e sentendo anche alcuni miei clienti ristoratori, mi risulta che non abbiano intenzione di inserire questo prodotto nelle loro carte di vini: parlare di vino significa attingere alla nostra storia e alle mille caratteristiche dei territori".

Ma. Gu.