“Pericolo non segnalato“. In aula lo sfogo dei genitori del bimbo caduto dalle Mura

La coppia francese ascoltata dal giudice di pace al processo iniziato solo ieri. L’episodio dell’agosto 2018 innescò gli interventi per installare altre barriere.

“Pericolo non segnalato“. In aula lo sfogo dei genitori del bimbo caduto dalle Mura

“Pericolo non segnalato“. In aula lo sfogo dei genitori del bimbo caduto dalle Mura

A quasi sei anni di distanza dal drammatico incidente del 21 agosto 2018, si è di fatto aperto soltanto ieri in tribunale, davanti al giudice di pace Alessandro Breschi, il processo per la vicenda del bimbo francese caduto dalle Mura in sella a una bicicletta. Un episodio controverso, nel quale rimase ferito seriamente anche il padre, nel tentativo di scendere rapidamente a soccorrere il figlio. E da quel caso è scattata poi tutta la procedura per aumentare le barriere fisse anti-caduta lungo il monumento, fonte di aspre polemiche.

Alla sbarra per lesioni colpose tre ex dirigenti comunali, ieri presenti in aula: l’ex presidente dell’Opera delle Mura, Alessandro Biancalana, l’ex direttore Maurizio Tani e il suo successore Giovanni Marchi, difesi dagli avvocatri Lodovica Giorgi e Andrea Rugani. Ieri sono stati ascoltati in aula i genitori del bimbo (oggi undicenne) Pierre e Caroline Magnin, coppia francese residente a Dubai (assistiti dagli avvocati Piero Magri e Benedetta Guastoni) chiamati a ricostruire l’accaduto nei dettagli.

“Noleggiammo tre o quattro risciò e due bici – ha dichiarato la madre – una per nostro figlio e una per l’amico. Il noleggiatore in centro non ci avvisò dei pericoli sulle Mura. Dopo un po’ passammo davanti a un ristorante e ci fermammo a prenotare il pranzo. Più avanti c’era un parco giochi con altalena. Nostro figlio era avanti a noi di circa 15 metri: l’ho visto salire su un dosso e sparire. Sono saltata giù dal risciò per prima e ho visto che lì c’era il vuoto. Non avevo idea che ci fosse, non era segnalato!“.

“Mio marito è sceso dal risciò dopo di me. Non so cosa abbia fatto. Io guardavo il bimbo a terra dolorante, piangeva e aveva il viso insanguinato. Per 4 anni nostro figlio è stato male. Ha avuto incubi a lungo ed è stato difficile riprendersi psicologicamente. Lo stesso per mio marito che ha riportato lesioni gravi ed è stato operato, dovendo anche sospendere il lavoro per sei mesi. E anche per me è stato durissimo uscire da questa situazione che ho dovuto gestire a lungo da sola“.

La difesa ha contestato alla madre alcuni punti controversi. In primis che il noleggiatore aveva verbalizzato con la Polizia municipale di aver sconsigliato l’uso di una bici per il figlio di appena 5 anni e mezzo, ma che il bimbo piantò una bizza insistente e alla fine ebbe una bici tutta per sé. Nel mirino anche la distanza a cui si trovavano i genitori, ritenuta eccessiva per esercitare un controllo.

Ascoltato anche il padre Pierre Magnin che ha sottolineato di aver riportato una grave frattura a una spalla con strappo di tendini e muscoli nel tentativo di scendere nel Baluardo San Regolo. "Sono stato ricoverato una settimana al San Luca e poi operato a Grenoble. Il recupero è stato molto lungo, non ho potuto lavorarare per sei mesi. Sulle Mura non c’erano cartelli di pericolo, sembrava un normale parco“. Anche al padre la difesa ha contestato la presenza sulle Mura di cartelli di pericolo in varie lingue, compreso il francese.

Il giudice Breschi ha quindi rinviato l’udienza al 20 novembre nella sede abituale di via Carrara. Saranno ascoltati numerosi testimoni e in particolare si cercherà di sentire due amici francesi della coppia che risiedono all’estero. Poi ci sarà un nuovo rinvio, probabilmente a primavera. I tempi peraltro stringono: il rischio prescrizione, dovuto al travagliato iter di richieste di archiviazione, opposizioni e rimpalli di competenza fra tribunale e giudice di pace, è piuttosto concreto.

Sullo sfondo aleggia anche la quantificazione di un eventuale risarcimento danni, che potrebbe rappresentare un precedente significativo e anche “pericoloso“ per l’amministrazione comunale. La situazione è di stallo: il Comune in questi anni non ha mai offerto un risarcimento e la coppia francese non ha mai quantificato le proprie richieste.

Paolo Pacini