Puccini fotografo, che numeri. Cento visitatori al giorno per la mostra in San Micheletto

Ultime due giornate, oggi e domani, per ammirare i circa novanta “pezzi“ in esposizione. L’ingresso è gratuito. Esposta anche la macchina fotografica Kodak appartenuta al Maestro.

Qualcuno poteva supporre il contrario? Anche nell’eventualità, a smentirlo ci sarebbero comunque dati e cifre. Puccini insomma registra sempre grandi numeri e non solo quando ad essere protagoniste sono le sue opere, ma conquista lucchesi, italiani e stranieri anche quando a calcare le scene sono le sue fotografie. Proprio così. Testimonianza diretta ne è la mostra "Qual occhio al mondo. Puccini fotografo" allestita nella Sala dell’affresco del Complesso monumentale di San Micheletto in via Elisa, 8 e visitabile gratuitamente dalle 10.00 alle 18.00 ancora per tutta la giornata di oggi e di domani. Una mostra che rivela un lato sconosciuto del grande compositore: quello di fotografo e della sua passione per la fotografia.

E in tempi lontanissimi da noi, a cavallo tra ’800 e ’900, vuole quasi affermare senza se e senza ma come la fotografia sia un’arte. Aspetto oggi dato per scontato, ma che scontato, ai suoi tempi, non lo era affatto. La mostra, promossa da Fondazione Ragghianti in collaborazione con la Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini di Torre del Lago e il Centro studi Giacomo Puccini di Lucca, e con il contributo e il supporto della Fondazione Crl, è a cura di Gabriella Biagi Ravenni, Paolo Bolpagni e Diana Toccafondi. Tra l’altro alcune foto rivelano dettagli davvero straordinari: come per la villa di Viareggio – in questo caso la foto non è stata scattata da Puccini anche se il Maestro è ritratto nell’immagine – e che ci permette di capire ad esempio quale fosse l’arredamento della casa. Di tutto questo ne parliamo oggi alla vigilia di questi ultimi due giorni di mostra con il direttore della Fondazione Ragghianti, Paolo Bolpagni.

Direttore, ci dia un po’ di numeri. Come sta andando la mostra?

"E’ andata molto bene anche al di là delle aspettative, siamo molto felici di questo risultato che non era scontato, perché obiettivamente non è la classica mostra su Puccini, è una mostra che ha svelato un Puccini inedito, un lato del tutto sconosciuto della vita e anche delle passioni e delle attività di Puccini quella appunto della fotografia".

Dicevamo i numeri.

"Siamo soddisfatti perché abbiamo avuto una media di visitatori molto alta, circa 100 visitatori al giorno. Si tratta tra l’altro di una mostra di breve durata necessariamente, perché abbiamo esposto solo stampe originali, vintage, il che presuppone che più di una quarantina di giorni non possano stare esposte per ragioni conservative. Però con 100 visitatori al giorno chiudiamo sui circa 4mila visitatori. Un bel risultato".

Quali sono i “pezzi“ più particolari?

"Anzitutto colpisce la macchina fotografica di Giacomo Puccini: sappiamo da lettere e testimonianze che ne possedette più di una. Anzi, abbiamo in mostra anche delle foto dove lui ha una macchina fotografica che non è quella in esposizione. Quella in mostra è una Kodak che entrò in produzione nel 1899, una Kodak panoramica che è veramente un cimelio per la sua rarità e importanza e che tra l’altro Puccini personalizzò poiché c’è una placchetta di metallo con inciso “G. Puccini Torre del Lago“ ed è, come la maggior parte delle fotografie, di proprietà della Fondazione Simonetta Puccini e conservata nell’archivio Puccini a Torre del Lago. Poi ci sono fotografie particolari, forse le più significative, da un certo punto di vista, sono quelle dove Puccini fotografa anche la propria ombra e diventa una sorta di firma all’interno della foto".

C’è una cartolina con su scritto “opera mia“. Come un po’ a rivendicare, da parte di Puccini, la fotografia come un’arte, aspetto non scontato nel 1900?

"Sì, e non è scontato, anzi è molto significativo e denota una grande consapevolezza culturale e quello che emerge da una mostra come questa è anche la grande consapevolezza culturale di Puccini che non era solo un grande compositore, ma un grande uomo di cultura. “Opera mia!“ è una cartolina ricavata da una foto di Puccini che ritrae una veduta del lago di Massaciuccoli e che nel 1907 la manda ad un suo amico pittore, Guglielmo Amedeo Lori, su cui scrive “Opera mia“ come a dire all’amico pittore “Vedi, tu fai bei dipinti, ma anche io ho fatto un’opera attraverso il mezzo fotografico“ e quindi la fotografia era per Puccini una forma d’arte a tutti gli effetti che è una nozione oggi scontata, ma nel 1907 non era affatto scontato. Anzi. Denotava una grande apertura mentale da parte di Puccini".

Anche la datazione di alcune fotografie non deve essere stata semplice immagino. Ce n’è una ad esempio in cui è stata la stessa foto a darvi un indizio, giusto?

"Si tratta di una fotografia di New York, ma sappiamo che Puccini è stato a New York nel 1907 e 1910. Abbiamo capito che era del 1910 perché nella foto si intravede la sagoma del Singer Building che è stato inaugurato nel 1909 e quindi non poteva essere una foto del 1907. Vedendo la mostra montata, uno legge le didascalie, ma alle spalle c’è un grande lavoro: per questo voglio citare Gabriella Biagi Ravenni, Manuel Rossi, Patrizia Mavilla, Eugenia Di Rocco e, per l’allestimento, Lucia Maffei. Quindi un gruppo di lavoro che per molti mesi ha studiato foto per foto per capire il luogo, i personaggi raffigurati e la datazione".

A chi appartengono le immagini?

"Il corpus di gran lunga più consistente è quello di proprietà della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini e che ringraziamo molto; poi ce ne sono 6 della Fondazione Giacomo Puccini di Lucca e alcune di collezioni private".

Cristiano Consorti