MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

Puccini sotto le stelle del jazz. L’omaggio di Rea in San Francesco

Il pianista e compositore domani presenta il suo concerto-tributo ai grandi della musica lirica italiana

Puccini sotto le stelle del jazz. L’omaggio di Rea in San Francesco

Puccini sotto le stelle del jazz. L’omaggio di Rea in San Francesco

Per “Anniversario in Concerto 2024”, la manifestazione ideata e organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca in occasione degli 11 anni dalla riapertura del Complesso di San Francesco, domani sera, alle 21, si terrà un concerto molto atteso. Si tratta di “Danilo Rea e le stelle del Jazz” che presenterà al pubblico “La grande Opera in Jazz”. Nell’anno del centenario pucciniano, lo spettacolo costituisce un vero e proprio omaggio ai compositori che vedono, oltre a Puccini, Verdi, Rossini, Bellini, Donizetti e Mascagni, insieme alle grandi stelle del canto: Callas, Del Monaco, Caruso, Schipa, Caniglia, Gigli e Galli Purci. Un concerto che Rea, la cui produzione musicale, come la partecipazione a eventi internazionali è sconfinata, propone in un repertorio culturalmente vasto. Rea ha accompagnato con il pianoforte star della canzone tra cui Mannoia, Mina, Paoli, Baglioni, Daniele, Modugno, Cocciante, Zero, Morandi e Celentano. Ha suonato con i grandi del Jazz, tra questi Baker, Konitz, Grossman, Berg, Woods, Brecker, Oxley, Lovano, Barbieri, Romano, Mehldau, Pérez, Camilo, Bacalov. È autore di musiche che hanno accompagnato diversi film ed è memorabile la performance che lo vide duettare in Tv con Piero Angela.

Chi è musicalmente Danilo Rea?

"Un jazzista imperfetto, che ama questa condizione e che ha voluto destreggiarsi attraverso qualsiasi repertorio, dalla musica classica al pop; poi, gli incontri importanti come Peter Gabriel e le collaborazioni con i grandi jazzisti americani, come la grande esperienza di suonare con nomi americani del calibro di Chet Baker, Lee Konitz...".

Che cosa unisce la grande opera al Jazz?

"Per esempio, proprio Puccini è un grande spunto improvvisativo, il trait d’union con la musica americana: Puccini, melodicamente ma anche per l’orchestrazione lo rappresenta; Rossini, invece, è già più lontano da tutto questo".

Il Jazz, però, è anche approccio pionieristico, e Puccini, in molti ambiti, lo è stato.

"Esatto. E probabilmente, anche per questo, è stato molto criticato: per alcuni era “troppo melodico” io direi, appunto, ”troppo bello”. Quando insegnavo al conservatorio (è diplomato in pianoforte al conservatorio Santa Cecilia, ndr), spesso ho preso Puccini come esempio per i miei studenti, stimolandoli ad avere sempre un contatto con il pubblico".

Di lei si dice che la caratterizzano melodia e improvvisazione: sarà per questo che trova nella grande Opera un punto di contatto e di interpretazione con il Jazz?

"L’improvvisazione è fondamentale, i cantanti si riconoscono dopo due note; è importante avere la capacità di tirare fuori il temperamento; l’esecuzione è un campo minato, rispetto al quale se l’interpretazione è sempre diversa, aggiunge e rende l’ascolto ogni volta affascinante".

Lucca, la città di Puccini. Che impressione le fa suonare in un concerto nel Centenario della morte del grande compositore?

"Premetto che Lucca è una città molto bella, il profumo dei tigli che si può respirare passeggiando sulle Mura è fantastico; Puccini è uno dei miei autori preferiti ed anche il più impegnativo; tornando alla città, mi lega il ricordo di quando, appena uscito dal conservatorio, proprio grazie al lucchese Giovanni Tommaso, ebbi la possibilità di essere realmente lanciato, iniziando importanti collaborazioni come quelle con Rino Gaetano e Riccardo Cocciante".