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Punto di primo soccorso, dibattito acceso: "Servizio da rivedere in ottica più ampia"

Sul tema interviene Nicola Consani, presidente della Croce Rossa sezione di Bagni di Lucca

Nicola Consani, presidente della Croce Rossa di Bagni di Lucca

Nicola Consani, presidente della Croce Rossa di Bagni di Lucca

"Dopo settimane, durante le quali ho osservato le varie proteste per la chiusura del punto di primo soccorso e per la preservazione dell’ambulanza medicalizzata nel comune di Borgo a Mozzano, ho deciso di esprimere il mio pensiero. Lo faccio come rappresentante di un’associazione che da più di 70 anni offre questo servizio ai cittadini, soprattutto alla luce della scarsa conoscenza del settore da parte di alcuni".

Così Nicola Consani, presidente della Croce Rossa di Bagni di Lucca, interviene sulla controversa questione del PPS di Borgo a Mozzano. "La mia visione, condivisa anche con i volontari e gli amministratori - spiega - , punta a garantire un territorio sicuro dal punto di vista sanitario, considerando però un’area più ampia come quella della Mediavalle e non solo un singolo Comune. Questa visione non mira a togliere risorse, ma ad utilizzarle al meglio, soprattutto in un momento storico complesso come quello attuale. Partiamo dai PPS, i famosi Punti di Primo Soccorso, istituiti con una delibera di giunta del 2007 della Regione Toscana, un documento ormai obsoleto e non aggiornato alla situazione odierna. Questi PPS, chiusi durante la pandemia, avevano il compito di curare patologie minori e non situazione di emergenza. Le incognite sono molte - aggiunge Consani - , ma fortunatamente la Regione Toscana ha già avviato una sperimentazione nell’Asl Toscana Centro con i Punti di Intervento Rapido (PIR), che dovrebbero garantire la presenza di un medico che non dovrà uscire per le emergenze, restando quindi sempre disponibile per i cittadini".

"Per quanto riguarda il medico sull’ambulanza a Borgo a Mozzano - prosegue Consani - , è evidente che un sanitario legato esclusivamente a un’ambulanza non è funzionale, soprattutto nel nostro territorio. Il medico dovrebbe essere affiancato da un professionista sanitario, come un infermiere, e messo su un’automedica in un punto strategico della zona. Avere due professionisti su un mezzo di soccorso più agile come un’automedica porterebbe sicuramente vantaggi ai territori".

"La situazione - conclude il presidente della CRI locale - non deve essere strumentalizzata, confondendo i cittadini: deve essere spiegata correttamente, con l’obiettivo di tutelare la popolazione di un territorio vasto e geograficamente complesso. Confido nei sindaci, che dovranno rivedere l’organizzazione dell’emergenza territoriale - conclude - , affinché si basino sulle evidenze e non concentrino i servizi solo in un Comune o nell’altro".

Marco Nicoli