MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

Quale scuola scegliere?: "I bambini vanno coinvolti sin dai primi passaggi. È un momento di crescita"

Faccia a faccia con la psicologa Patrizia Fistesmaire sul tema preiscrizioni "Gli istituti devono creare strumenti di comunicazione mirati per i ragazzi".

Faccia a faccia con la psicologa Patrizia Fistesmaire sul tema preiscrizioni "Gli istituti devono creare strumenti di comunicazione mirati per i ragazzi".

Faccia a faccia con la psicologa Patrizia Fistesmaire sul tema preiscrizioni "Gli istituti devono creare strumenti di comunicazione mirati per i ragazzi".

Sono aperte da ieri le iscrizioni online sul sito del Ministero dell’istruzione e del merito, per il primo anno delle scuole primarie, medie inferiori e superiori. Ci sarà tempo, infatti, fino al prossimo 10 febbraio (tassativamente entro le ore 20) per poter iscrivere i propri figli a scuola. Un dedalo di proposte che si presenta attraverso l’ampia scelta formativa cui si può accedere attraverso un’informazione capillare. Per aiutarci a capire come districarsi in una scelta che riguarda – non lo dimentichiamo – bambini e ragazzi, abbiamo sentito Patrizia Fistesmaire, dirigente Psicologa responsabile U.F. Consultoriale Zona Piana di Lucca e direttrice f.f. Uoc Psicologia della continuità Ospedale Territorio Azienda Usl Toscana Nord Ovest.

Cosa possono fare i genitori per i propri figli in questa fase di scelta?

"Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alle elementari è un passaggio di maggior indipendenza per il bambino e per la bambina e può rappresentare un momento di ansia e preoccupazione per il genitore ma anche di orgoglio, di una nuova sfida. È un momento cruciale della vita non solo per i bambini e le bambine, ma anche per i genitori che vivono questa fase con una combinazione di emozioni, aspettative e responsabilità. Si tratta del primo momento in cui avviene la “scolarizzazione” e si passa da una fase dedicata prevalentemente al gioco ad un contesto di maggior socializzazione, di regole e soprattutto di apprendimento. L’inizio della scuola primaria è un momento in cui il bambino e la bambina iniziano a costruire la propria identità al di fuori della famiglia, affrontando sfide sociali e cognitive. Per alcuni genitori questo può essere vissuto come un primo “distacco”, con la necessità di lasciare spazio alla crescita del figlio/figlia. I genitori possono adottare un approccio partecipativo e informato, bilanciando il supporto con il rispetto delle inclinazioni dei figli".

I richiami, tra open day e brochure, sembrano rivolti più ai genitori che ai ragazzi: che fare?

"È importante che le scuole creino strumenti di comunicazione mirati per i ragazzi, usando linguaggi e canali a loro familiari quali laboratori esperienziali durante gli open day, in cui i ragazzi possano provare direttamente le attività scolastiche, video o podcast realizzati dagli studenti attuali, che raccontino la loro esperienza in modo autentico, iniziative di peer education, in cui studenti delle scuole superiori incontrano alunni delle medie per spiegare l’offerta formativa; i genitori possono favorire un dialogo aperto in famiglia, lasciando spazio ai ragazzi per esprimere i propri dubbi e desideri".

I figli rischiano di addossare ai genitori la responsabilità della scelta scolastica: c’è un antidoto?

"Per evitare questo rischio, è fondamentale che i figli siano parte attiva del processo decisionale, allora è utile coinvolgerli fin dall’inizio nella raccolta di informazioni, chiedendo loro di stilare una lista di priorità personali (ad esempio, materie preferite o attività extracurriculari). Fare visite congiunte agli istituti, ma lasciando che esprimano le loro impressioni prima di condividerle come genitori".

Vi è la tendenza iperprotettiva delle famiglie: secondo lei il fallimento è necessario per la crescita?

"Il passaggio alle elementari segna simbolicamente l’ingresso del bambino e della bambina nella “società” in un contesto che lo confronterà con regole e a aspettative. La sfida per i genitori è offrire un supporto senza sostituirsi al bambino o alla bambina, favorendo lo sviluppo della sua autostima e competenza; l’insuccesso è parte integrante del processo di apprendimento, ma oggi molte famiglie tendono a proteggere i figli da ogni tipo di frustrazione e questo atteggiamento può privarli di strumenti fondamentali per affrontare le difficoltà future; è utile adottare un approccio equilibrato, sostenendo i ragazzi senza risolvere ogni problema al posto loro".

La scuola dovrebbe formare cittadini, non solo “terminali di voti”: cosa ne pensa?

"Il concetto del voto scolastico, a partire dalle elementari, è un tema dibattuto sia da un punto di vista educativo che psicologico; il voto dovrebbe essere uno strumento per fornire feedback sul processo di apprendimento, tuttavia, nella pratica può rischiare di diventare o di essere vissuto come un’etichetta che il bambino o la bambina associa al proprio valore personale. Alcuni genitori, oggi, interpretano i voti come un riflesso diretto del loro successo nel ruolo genitoriale, aumentando quindi la pressione sui figli. La scuola ha il compito di sviluppare competenze trasversali, oltre a quelle accademiche, formando cittadini consapevoli e responsabili".

Qual è il ruolo dello psicologo a scuola?

"È un passo importante che ci allinea con molti paesi dove già questa figura è presenta ma non può essere l’unico supporto, perché non si può delegare ad uno psicologo la relazione, la gestione delle emozioni o le difficoltà di apprendimento. È necessario un approccio integrato comprendente la formazione per gli insegnanti sulla gestione delle dinamiche di classe e sul riconoscimento di segnali di disagio, spazi di ascolto per genitori, che spesso non sanno come affrontare le difficoltà dei figli, progetti di prevenzione del disagio e di promozione del benessere psicologico per tutti gli studenti, non solo per chi chiede aiuto".