REDAZIONE LUCCA

Quel maledetto 13 luglio. L’ultimo tuffo con gli amici

Dopo l’incidente il cuore batteva ancora, ma all’Opa non ci fu nulla da fare

Quel maledetto 13 luglio. L’ultimo tuffo con gli amici

Quel maledetto 13 luglio 2019 sembrava un sabato come tanti altri. La tintarella, i tuffi in mare, il panino sotto l’ombrellone. Poi, intorno alle 16.15, è avvenuto l’impensabile. Segnando la vita della famiglia Bernkopf e interrompendo tragicamente quella della piccola Sofia. I suoi genitori non erano clienti abituali del “Texas“ di Motrone, ma avevano deciso di pagare un giornaliero per trascorrere il weekend. Quel maledetto sabato faceva particolarmente caldo e Sofia chiese di poter raggiungere i suoi coetanei alla vasca dell’idromassaggio. Due chiacchiere a bordo piscina, qualche scherzo, poi il tuffo. In base alle testimonianze

raccolte dai militari della Guardia costiera di Viareggio e, in appoggio, dai carabinieri della stazione di Marina di Pietrasanta, i bambini in un primo momento non si erano accorti del fatto che la ragazzina non fosse riemersa in superficie. Men che meno gli adulti che nuotavano o si godevano il fresco nella piscina principale. Era stato un bambino a notare Sofia riversa a pancia in giù e afferrandola per le braccia aveva notato che i capelli erano rimasti impigliati nel bocchettone della piscina.

Le urla, i primi soccorsi, la concitazione, i genitori con il cuore in gola. Furono attimi terrificanti. Sofia aveva il

respiro molto debole ma pur essendo andata in arresto cardiaco il suo cuore batteva ancora, tant’è che il defibrillatore del “Texas“ non aveva rilevato alcuna fibrillazione. Per questo motivo una volta portata all’Opa di Massa era stata sottoposta all’Ecmo, tecnica di circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione

per trattare pazienti con insufficienza cardiaca e respiratoria, nella speranza di recuperare la funzionalità di cuore e polmoni. Purtroppo non ci fu nulla da fare e Sofia morì il 17 luglio a causa delle gravissime e irreversibili lesioni dovute alla prolungata mancanza di ossigeno che rese impossibile il recuero del tessuto cerebrale. Infatti i medici dovettero decretare la morte cerebrale della bambina, sospendendo i supporti meccanici e farmacologi, e intorno alle 10 il suo cuoricino smise di battere. Una tragedia che colpì tutti: dai neo sposini di Firenze che lo stesso giorno dell’incidente scelsero il “Texas“ per il ricevimento (dissero che l’avrebbero annullato se le speranze di salvarla fossero finite subito) fino alla bandiera a mezz’asta issata da tutti gli stabilimenti di Marina di Pietrasanta, incluso il “Texas“.

Daniele Masseglia