REDAZIONE LUCCA

La rapina all’alba? Una farsa

Svolta sul blitz da 32mila euro a «Idrocentro». Era una messinscena per coprire "buchi" di cassa

Un intervento dei carabinieri

Lucca, 8 luglio 2014 - Sembrava tutto vero. E perché non avrebbe dovuto esserlo? La scena era stata allestita (quasi) alla perfezione: sabato mattina poco prima dell’orario di apertura dell’«Idrocentro», in via di Tiglio 1933, rivendita di sanitari all’ingrosso, si presenta un uomo, con il volto coperto da un casco e un trincetto in mano. Con fare minaccioso e sbrigativo punta la lama verso il capo magazziniere e pretende tutto il contante. Guarda caso trova pronta in bella vista sul bancone una busta contenente anche più di quanto avrebbe potuto desiderare: 32mila euro in contanti e 8mila in assegni. Si trattava dell’incasso della settimana, aveva poi dichiarato il gestore dell’attività franchising (con casa madre a Cuneo), ed era lì pronto perché proprio in quel momento era impegnato nel fare i conti. Una casualità un po’ strana. Elementi che destano subito i primi sospetti in una meticolosa indagine risolta in poche ore dai carabinieri di San Concordio e da quelli del nucleo radiomobile: la rapina era tutta una farsa. Il rapinatore? Un 42enne di origini napoletane residente a Pieve a Nievole, mentre il rapinato, un 45enne livornese residente a Lucca, erano, in realtà vecchi amici. Pronti, evidentemente, a darsi una mano nel momento del bisogno.  E bisogno n’era, evidentemente. Secondo gli accertamenti condotti dai carabinieri, infatti, quei soldi avrebbero dovuto trovarsi in cassa, ma così non era. «Buchi» di cassa di cui il gestore avrebbe dovuto presto dar conto alla direzione centrale della ditta. Per questo, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, la decisione di imbastire una finta rapina, con la busta piena solo di cartaccia, e il trincetto, addirittura, prestato dal gestore del negozio. In realtà la cifra, 40mila euro, era decisamente spropositata rispetto al giro d’affari dell’attività, e questo è stato il primo significativo indizio a mettere i carabinieri sulla strada giusta. Così il commerciante è stato convocato in caserma, e di fronte a domande incalzanti ed evidenti discrepanze nelle dichiarazioni rese, è crollato e ha confessato: non sapeva come fare per dare conto di ciò che mancava in cassa e così ha ideato la messa in scena. Alla fine si è guadagnato una denuncia per procurato allarme e simulazione di reato in concorso, così come il suo compare. In difetto come lui di accortezza e fantasia.