Esattamente 50 anni fa ci lasciava Giulio Melecchi, noto commerciante ed ex calciatore rossonero. Ecco l’articolo che scrisse nel 1974 Paolo Galli, giornalista della Nazione.
“Addio GIULIO. È morto nel giorno più corto che ci sia, Lui che i giorni li voleva lunghi e interminabili, zeppi di vitalità, di avvenimenti… Amava la vita come nessuno (o come pochi) e uno che ama la vita come fa a non amare lo sport? Giulio Melecchi, ex calciatore della Lucchese, commerciante, presidente della Polisportiva Porta Elisa, sportivo viscerale che cercava il dialogo coi giornalisti, coi dirigenti, ha lasciato un vuoto in tutto e in tutti. Aveva 50 anni ma la vitalità di una di quaranta, lo spirito di uno di venti, la naturale simpatia che gli avevano meritato il contorno lunghe amicizie, di affetti sinceri. In negozio, al ristorante gestito dal padre Vittorio e dalla sorella Elsa, al campo sportivo, per la strada, al bar, la presenza di Giulio era sinonimo di allegria, di dialogo, di vita. Non passava giorno che dicessi io stesso o sentissi dire ad altri; Andiamo da Giulio a far quattro chiacchere, così stiamo allegri…“
“Quando venerdì 13 dicembre 1974 rimbalzò la notizia che Giulio era morto in un lettino di ospedale, facemmo fatica a crederci. Giulio sembrava che non dovesse morire mai tanto era vitale, aggressivo, simpatico, di personalità spiccata. Ma la morte non fa differenze, è l’unica agghiacciante, legge uguale per tutti. Ai funerali c’era tanta di quella gente da non credere. Erano accorsi tutti a rendere l’ultima visita all’amico, proprio alla vigilia di una partita importante, di una partita che Giulio avrebbe voluto vedere per poi discuterla.
“E quando sul campo i giocatori si sono irrigiditi per commemorarlo, è sembrato quasi di vedere la Sua dinamica figura in mezzo alla folla domenicale. Ma Lui non c’era… Alla moglie Milena, ai figli Giuliana, Vittorio e Luigi, al padre Vittorio, alla madre Vittoria, alla sorella Elsa a tutti i familiari il più profondo cordoglio. Giulio era un grande amico nostro e del nostro giornale. E tutti eravamo affezionati a lui“.