REDAZIONE LUCCA

Rimasta nel mistero per oltre 120 anni Ecco chi era Cori, l’amante di Puccini

E’ stato il ritrovamento di un telegramma datato 3 settembre 1900 a svelare il nome di Corinna Maggia

Lui, Giacomo, per occultarne il vero nome, la chiamava Cori. Lei, donna Elvira, risentita l’apostrofava come la “Torinese” o la “Piemontese”. In realtà all’anagrafe risultava registrata come Corinna Maggia ed era nata a Biella il 14 febbraio 1881. Correva l’anno 1900, quando, ai primi di febbraio, a Torino, Giacomo Puccini impegnato nell’allestimento di “Tosca” al Teatro Regio dell’ex capitale d’Italia incontrò per la prima volta Corinna Maggia, studentessa dell’istituto magistrale la cui identità è rimasta avvolta nel più fitto mistero per oltre centoventi anni. Il caso, adesso, è risolto.

Una scoperta anticipata in esclusiva ieri sul nostro Qn-Quotidiano Nazionale. Tra il quarantaduenne compositore intento a musicare “Madama Butterfly” e la diciannovenne fanciulla piemontese fu amore a prima vista. Una passione travolgente e intensa che rapì il cuore e i sensi, che mise in crisi il burrascoso rapporto tra Giacomo Puccini ed Elvira Bonturi in Gemignani, la donna sposata con la quale era scappato da Lucca e da cui nel 1886 aveva avuto un figlio.

Un’intricata matassa sentimentale che si dipana dalle pagine del terzo volume dell’"Epistolario" di Puccini, diretto da Gabriella Biagi Ravenni e Dieter Schikling, e curato dai musicologi Matteo Giuggioli e Francesco Cesari che copre gli anni dal 1902 al 1904. All’identificazione di Corinna Maggia si è pervenuti grazie al ritrovamento di un telegramma datato 3 settembre 1900 custodito nell’Archivio della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini di Torre del Lago.

Il volume, pubblicato dalla casa editrice Leo S. Olschki di Firenze, verrà presentato il 17 dicembre alle 17 a Palazzo Ducale, nell’ambito del cartellone 2022 dei Puccini Days organizzati dal Teatro del Giglio, con interventi di Alessandro Roccatagliati, Fiammetta Papi e Paolo Bolpagni. Il volume sarà disponibile in libreria il giorno stesso della presentazione.

L’intrigo amoroso tra Giacomo e Cori, al secolo Corinna Maggia, fra varie traversie andò avanti per tre anni. Poi intervenne Elvira, impaurita che il suo rapporto more uxorio con Puccini si concludesse bruscamente. A porre fine alla relazione tra Giacomo e Corinna fu però un incidente d’auto.

Un colpo di scena melodrammatico che poteva trasformarsi in tragedia. La sera del 25 febbraio 1903 l’automobile su cui viaggiavano Giacomo, Elvira e Antonio Puccini sbandò ribaltandosi in un un fossato. Il Maestro riportò la frattura della tibia della gamba destra e fu costretto a un lungo periodo di convalescenza. Impossibilitato a incontrare Corinna, il compositore venne “assediato” dalle sue sorelle e dalla gelosissima compagna di vita.

A sbrogliare l’intricata trama sentimentale, ventiquattro ore dopo l’incidente, sopraggiunse la morte di Narciso Gemignani, il marito che Elvira aveva lasciato per inseguire il suo sogno d’amore con il giovane compositore di belle speranze autore di “Le Villi”. Trascorsi i dieci mesi di vedovanza previsti dalla legge, Elvira potè dunque convolare a nuove nozze: il 3 gennaio 1904 Giacomo ed Elvira si unirono per sempre nella buona e nella cattiva sorte a Torre del Lago.

Giacomo con connaturata ironia bollò il matrimonio come “vecchiata”, a riprova dello scarso entusiasmo con il quale si presentò, privo dell’inseparabile sigaretta in bocca, al cospetto prima del sindaco e poi del parroco della sua patria d’elezione sulle rive del Lago Massaciuccoli: l’Eden lacustre smascheratamente amato, senza sotterfugi e “giripesca” linguistici.

Maurizio Sessa