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Robben Ford: "Amo la musica e adoro l’Italia"

Intervista al grande chitarrista statunitense in concerto a Teatro del Giglio il 5 dicembre .

Robben Ford: "Amo la musica e adoro l’Italia"

Una immagine del chitarrista Robben Ford, in concerto il 5 dicembre al Teatro del Giglio, con uno dei suoi numerosissimi e meravigliosi ’strumenti di lavoro’

Robben Ford, in concerto al Teatro del Giglio il prossimo 5 dicembre, per la terza volta si esibirà a Lucca e il suo amore per l’Italia viene inevitabilmente sempre a galla in ogni intervista. Quello che è uno dei più grandi chitarristi del pianeta, in questo tour pagherà tributo a un altro grandissimo dello strumento, Jeff Beck.

Perché ama tanto l’Italia?

"In Italia tutto è bello. I paesaggi, le città, i monumenti, la cucina, i vestiti... Ma soprattutto la gente, piacevole, di compagnia, accogliente. Vai al ristorante con persone mai viste e ti trovi in mezzo ad amici a raccontare e ascoltare storie, a scherzare a ridere, a cantare insieme. Solo qui accade. E’ certamente il paese dove sono venuto più volte e dove mi sento meglio, proprio come a casa".

Come è nata la sua passione per la musica e per la chitarra?

"Mike Bloomfield. A 13 anni comprai un suo disco, senza sapere cosa fosse. E rimasi stupito perché non c’era niente del genere in giro, ne rimasi folgorato. Colpa del blues! Poi ci sono stati Eric Clapton, Jimi Hendrix, B.B. King. Naturalmente non posso suonare come loro, ma mi hanno ispirato molto e continuano a farlo".

E Jeff Beck?

"Certo, è stato uno dei più grandi. In questo tour, come già annunciato, ci sarà uno spazio preciso a lui dedicato, nel quale suoneremo tre suoi brani: “Behind the veil“, “Big block“ e “Goodbye pork pie hat“ di Charles Mingus, che Jeff fece sua in una versione meravigliosa".

- Una parola sui musicisti scelti per questo tour?

"Darryl Jones? Ha suonato il basso con Miles Davis e da anni è con i Rolling Stones. Serve altro? Larry Goldings è da sempre tra i miei tastieristi preferiti e Gary Husband mi ha impressionato subito quando l’ho visto suonare dal vivo. In poche parole, i migliori".

Tra le sue tante esperienze con i grandi della musica, chi ricorda con piacere o... terrore?

"Con gli L.A. Express ho suonato negli anni ’70 con Joni Mitchell, grande artista e persona speciale: per me era la prima grande occasione e lei fu molto tranquilla. Ovviamente Miles Davis, nel tour del 1986, il più difficile: un genio assoluto, voleva perfezione".

Paolo Ceragioli