
La pandemia ha fatto saltare anche gli eventi commemorativi del centenario del sisma del settembre 1920 che segnò la storia del nostro territorio. Nell’ambito del progetto Edurisk l’argomento è stato affrontato nella sua dimensione storica, ricercando testimonianze dai familiari e leggendo articoli di giornale del periodo. Nel volume ‘Il terremoto del 1920. Visioni e memorie delle regioni devastate’, (2020) di S. Benedetti e S. Fioravanti, ci hanno colpito le tante immagini di distruzioni e macerie. Il sisma del 1920 accadde nel già difficile periodo del primo dopoguerra che portava con sè una grave crisi economica e la terribile epidemia di ‘spagnola’ che solo in Italia causò oltre 600.000 vittime. I garfagnini, già provati da ciò, si ritrovarono così anche con lutti e senza una casa, gli animali superstiti privi di riparo e i forni per cuocere il pane inagibili. Il quadro dei soccorsi fu reso difficile dai collegamenti stradali e ferroviari che provocarono ritardi e che da lì a poco avrebbero spinto all’abbandono dei borghi montani più disagiati. Se oggi la Garfagnana è una fra le zone in cui
maggiormente è avvenuto il fenomeno dello spopolamento, in relazione a certi paesi ha certo influito anche questo evento.
Il 23 gennaio 1985 una scossa di magnitudo di 4.2 colse i nostri genitori sui banchi di scuola. ‘‘Subito dopo il grande frastuono e le vibrazioni dei vetri dell’aula - racconta una mamma che all’epoca frequentava la 2^ media di Camporgiano - i miei compagni si erano alzati e si dirigevano, nel caos più totale, all’uscita’’. L’emergenza non fu gestita bene, del resto le esercitazioni di evacuazione non esisitevano ancora. Infatti un altro genitore riferisce ‘‘quando cominciò la scossa, il nostro professore ci disse di stare sotto il banco. Fu l’unico a farlo: gli altri non ebbero il suo sangue freddo e ci fu un fuggi- fuggi disordinato; alcuni alunni, cadendo, si ferirono’’.
Nello stesso giorno alle 20, il Tg1 annunciò che sarebbe stata possibile un’ulteriore forte scossa nelle 48 ore seguenti: molti si spostarono altrove o dormirono nei treni e nelle auto, con scene di panico generalizzate. Quell’allarme destò polemica: fu la prima volta che si provò a predire un terremoto (che per fortuna non accadde) senza troppo pensare alle conseguenze comportamentali della gente. ‘‘Quell’esperienza fu per me molto traumatica e, da grande, non sono stata più in grado di provare un terrore simile, come se le emozioni forti di quei momenti avessero toccato il culmine’’: anche questa testimonianza suggerisce che in un’emergenza una corretta comunicazione può evitare ulteriori drammi.