GIULIA PRETE
Cronaca

Senzatetto espulso, l’altro racconto. Parlano i volontari che lo aiutavano: "Era gentile, speriamo trovi pace"

Caritas, Croce Rossa e Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta raccontano come in questi mesi hanno cercato di aiutarlo: "Voleva tornare a casa, la famiglia lo cercava, ma era prigioniero della burocrazia".

Il giaciglio all’interno di Porta Elisa

Il giaciglio all’interno di Porta Elisa

Una storia si può raccontare in diversi modi. Quando non la si conosce bene, vediamo – e commentiamo – solo ciò che affiora in superficie. Nelle ultime ore, la notizia del giovane senza fissa dimora - fermato dopo essere stato sorpreso mentre passeggiava nudo lungo la circonvallazione - ha fatto il giro della città. E dopo le parole del sindaco di Lucca Mario Pardini, che con un post sui social ha annunciato il decreto di espulsione e il trasferimento del ragazzo presso il Centro permanenza per il rimpatrio di Bari, c’è chi questa storia l’ha voluta raccontare in un altro modo.

A Lucca, sono tante le associazioni che – insieme alla Caritas – si occupano delle persone che vivono per strada. Un servizio che i volontari della Croce Rossa e del Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta garantiscono ogni settimana, da anni. Per non parlare dei dormitori, sempre più accoglienti e funzionali, gestiti dai volontari della Misericordia e della Croce Verde. Ogni associazione fa di tutto per far stare meglio queste persone che, nella maggior parte dei casi, hanno alle spalle storie difficili e una salute mentale molto fragile. Nessun santo, solo esseri umani che i volontari conoscono e chiamano per nome. Fevo - così veniva chiamato - era da diverso tempo che diceva di voler tornare a casa.

"Certo che non era decoroso vederlo – scrive la Caritas – Ma non per la nostra città, che è talmente bella che può permettersi uno sbaffo sulla tela. Non era decoroso per la nostra umanità. Stava male da mesi e non voleva essere avvicinato né toccato quindi si limitava ad accettare vestiti, coperte e cibo – scrive la Caritas – La sua famiglia lo stava cercando e lo rivoleva a casa. Nonostante quello che si pensa in giro, non è nemmeno così semplice fare il viaggio inverso. Il viaggio di ritorno dopo un progetto migratorio fallito".

"La nostra associazione segue da tempo Fevo – commentano i volontari di strada della Croce Rossa – Voleva tornare a casa ma si trovava intrappolato in un sistema burocratico che gli impediva di farlo. Con noi è sempre stato gentile, cercava solo un posto dove risposare. Non è l’unica persona che vive in strada nella nostra città, ma la sua presenza ha sempre suscitato particolare attenzione. Questo ci conforta, perché dimostra che nella nostra comunità c’è una forte sensibilità nei confronti dei più fragili. Non possiamo che augurare a Fevo un rapido ritorno a casa affinché possa ricevere il supporto adeguato accanto alla sua famiglia – conclude – Come comunità, purtroppo, non siamo riusciti a garantirgli l’aiuto necessario, ma come Croce Rossa abbiamo fatto del nostro meglio".

"E’ sempre stata una persona molto garbata e gentile, con noi volontari aveva instaurato un bel rapporto – hanno aggiunto i volontari di Cisom – Nell’ultimo anno, purtroppo, lo abbiamo visto sempre più rassegnato. Era in Italia per trovare lavoro. A volte ci riusciamo a togliere le persone dalla strada, ma non è sempre possibile. La nostra missione è quella di aiutare chiunque, quando non ci riusciamo per noi è sempre una sconfitta".

"È stato necessario questo gesto definito ‘indecoroso‘ perché fosse riconosciuto il suo essere fragile ed è stato aiutato nel progetto di rimpatrio – conclude la Caritas – Speriamo che fra i suoi cari la sua mente trovi un po’ di pace".