MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

Serchio, il grido di allarme “Serve una manutenzione efficace ma da decenni è in abbandono“

Paolo Vannucchi, presidente dell’associazione “Uniti per l’Oltreserchio”, con una lunga lettera-denuncia espone i molti problemi del fiume e chiede alle istituzioni un cambio di passo nella gestione.

Serchio, il grido di allarme “Serve una manutenzione efficace ma da decenni è in abbandono“

Uno dei tanti passaggi di piena del Serchio (foto Alcide)

Lottare per un’idea a beneficio della comunità come il patrimonio naturale, dovrebbe essere un imperativo costante. Associare l’impegno alla cura del “nostro” fiume, il Serchio, potrebbe rappresentare una motivazione per investire sull’identità e sul bisogno – urgentissimo – di trattare l’ambiente in cui viviamo avendone cura. A questo concetto si ispira il presidente dell’associazione “Uniti per l’Oltreserchio”, Paolo Vannucchi. Il quale interviene sulla storia, le condizioni attuali e con proposte legate al fiume Serchio.

"Sono anni che lotto con l’associazione – scrive Vannucchi – per ottenere una manutenzione efficace del Serchio che da decenni è in stato di abbandono; non mi riferisco ai lavori di rinforzo degli argini e ai pochi interventi tappabuchi finora realizzati, ma alla fitta vegetazione che si è lasciata crescere e invadere il suo letto". Il presidente elenca i motivi dell’ impegno: "Vi è il pericolo di esondazione a cui l’Oltreserchio e non solo è costantemente soggetto; e poi l’ammirazione delle imponenti e geniali opere di regimazione, iniziata da Gian Attilio Arnolfini e conclusa da Lorenzo Nottolini, oggi sconosciute ai più".

Preoccupazioni miste ai ricordi di gioventù, spingono Vannucchi a una narrazione a tratti pedagogica. "I giovani non sanno che aspetto avesse il fiume fino agli anni Sessanta, il geniale lavoro di regimazione realizzato da Arnolfini e terminato da Nottolini, è scomparso sotto gli strati di terra colonizzata da una fitta foresta. L’alveo era molto ampio e privo di vegetazione arbustiva, e la poca che vi cresceva era trascinata via dalle piene del fiume: mai vista una piena in passato che ne intaccasse la solidità".

Nottolini fece realizzare argini traversi, "perché essi fermano la corrente nelle golene, pericolosa per gli argini che sono costituiti di sola terra; questi spazi golenali, lasciati a destra e a sinistra del fiume, spesso ci hanno difeso dalle inondazioni, limitando efficacemente il livello delle ondate di piena". Ma, dice Vannucchi, "attualmente è diventato quasi impossibile scendere nel letto del fiume, sbarramenti di terra e piante lo impediscono".

Non è un caso che la difesa del fiume sia costata molto impegno e denaro, tanto da farci ricordare il parametro-iperbole, “costi più del Serchio ai lucchesi”. Vannucchi prosegue: "Oggi la situazione è cambiata, per motivi naturali ma in gran parte per l’azione dell’uomo; le ultime teorie di gestione dei fiumi mettono in evidenza la necessità di rallentare la corrente, considerandone anche l’intero bacino e per fare ciò si suggerisce di rallentare i torrenti emissari con percorsi più tortuosi che ne attenuino l’energia, e ridare ove possibile gli spazi rubati al fiume, in modo che allagando questi possano attenuare le ondate di piena".