MARIO ROCCHI
Cronaca

COME ERAVAMO / Le vacanze di un tempo, quando il Serchio era il mare dei lucchesi

Il racconto delle estati che furono

Lucchesi in vacanza in una foto in bianco e nero

Lucca, 4 agosto2019 - Il pullman della Saca, sballottante e con posti a sedere sempre occupati, percorreva la strada del Monte di Quiesa fermandosi nei paesi che si incontravano sul tragitto per caricare ancora viaggiatori che andavano a Viareggio. Quella era la mèta per noi, tutti giovani, con il panino in tasca e voglia di villeggiatura.

Quale miglior vacanza che quella trascorsa sulle spiagge di Viareggio in cerca di ragazzine? Spesso si andava anche coi treni a vapore sgangherati, con sedili di legno, che, passando sotto la galleria del monte di Quiesa con i finestrini che lasciavamo aperti per l’affollamento, ci trovavamo pieni di caligine.

Lucca non la consideravamo neanche. Anzi, sotto sotto la odiavamo per la mancanza di vitalità, con la sua strade strette e inospitali mentre Viareggio ci faceva respirare un’aria diversa e più vitale. E poi nei giorni d’estate, Lucca era deserta, non come ora strapiena di turisti. Se ne trovavamo uno era una mosca rara ed era venuto a Lucca approfittando del brutto tempo che a Viareggio non gli permetteva di fare il bagno.

Villeggiatura ricca, perché normalmente i pomeriggi di vacanza li passavamo al fiume, alla piana cosiddetta Virtus che era adiacente allo Chalet dei Tigli, un locale all’aperto dove la sera si ballava (ci cantò anche Claudio Villa), oppure alla Piana dei Lucchesi, al Nozzi, dove l’acqua alta ci poteva permettere di fare nuotate decenti. Sul Serchio andavano tanti lucchesi che ci si trattenevano dalla mattina alla sera.

Anche famiglie intere. Si portavano da mangiare e l’ombrellone per pararsi dal sole. Insomma era vita, viene voglia di dire, non come quella dei giovani di oggi che si creano false amicizie su facebook e si consumano sul telefonino.

Nel periodo di scuola ci si impegnava seriamente. A quel tempo si bocciava senza tante storie e gli esami di riparazione erano affollatissimi. Le feste come il Natale, le passavamo tutti in famiglia che allora esisteva ancora come nucleo efficiente. Il pomeriggio ci si ritrovava sulle panchine di Palazzo Cenami, dove ora stanno i vecchi, che a quel tempo era la sede dei giovani tanto che avevamo scritto sul muro col gesso a grandi lettere S.A.V.A.S. che voleva significare Società Anonima Vagabondi A Spasso.

Era un punto di osservazione per la passeggiata che si svolgeva davanti. Facevamo il capanno, si diceva, come per la caccia. Cioè si guardava e si sceglieva l’illusoria preda. Poi si andava in qualche sala da ballo. Ne esistevano di svariate categorie, tutte, in genere, gestite da società come la Lucchese Calcio, l’AS.Lucca Calcio, l’AGL, anche da partiti politici.

La più popolare era quella del Pci in Corso Garibaldi e la più raffinata quella del Circolo Ufficiali in via Sant’Andrea. Il pomeriggio delle feste lo passavamo anche al cinema che era il divertimento più frequentato. Non c’era orario di ingresso, si entrava quando si voleva. Spesso eravamo costretti a vedere il film in piedi.

L’atmosfera (a raccontarlo non ci si crederebbe) era così carica che di fumo di sigarette che la luce del proiettore era costretta a forare letteralmente la coltre spessa di fumo che gli si parava davanti. D’estate funzionavano tre cinema all’aperto oltre a quello dello Stadio Comunale.

E poi il teatro. più che altro per le opere liriche che però avevano modesti interpreti. La prosa la vedevamo dal loggione seduti su panche, ma raccattava scarso interesse e pochi spettatori. Andava meglio per la vita artistica, per la pittura in specie. Sorsero pittori giovani che hanno avuto poi il loro successo e hanno tolto alla pittura lucchese quell’odore di muffa che aveva. Insomma Lucca è cambiata molto. Ora ha i suoi lati positivi, come quello culturale e turistico che le hanno dato vitalità, anche se il solito carattere degli abitanti sempre chiusi in se stessi, impedisce l’espandere degli interessi.

Ci sono comunque progressi dal lato della vivibilità e dei rapporti sociali. Se ne sono accorti soprattutto gli stranieri che si sono comprati appartamenti in Centro dove vivono molto volentieri.