
Rossano e Deborah con l’auto dove dormono (foto Borghesi)
Lucca, 1 ottobre 2019 - Una storia di ordinaria povertà. Costretti a dormire in macchina, dopo essere stati sfrattati per morosità. Questo il dramma di fratello e sorella di Fornoli: lui, Rossano Bertolaccini, 54 anni, impiegato precario a Base srl, la società in house che cura la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel comune di Bagni di Lucca, percependo 583 euro mensili come tirocinante, lei, Deborah, 43 anni, disoccupata. «Dalla casa dove abitavano da circa 5 anni – ci raccontano – siamo stati sfrattati il 19 settembre scorso. Dopo una settimana trascorsa in vari alberghi della zona, reperiti dal servizio sociale Usl, da una decina di giorni la nostra automobile, una vecchia Alfa 147, è diventata la nostra casa e il nostro letto. Ci spostiamo a seconda del posto che ci sembra più adatto per non arrecare disturbo alla gente. Ma in inverno come faremo?».
«Le assistenti sociali – aggiungono Rossano e Deborah – ci hanno assicurato che stanno facendo tutto il possibile per individuare un’abitazione, ma dal comune di Bagni di Lucca ci hanno fatto sapere che non ci sono case al momento disponibili. Abbiamo anche il problema di mettere insieme il pran<o con la cena – proseguono – e sentiamo il bisogno di mangiare un piatto caldo, che però non ci possiamo permettere. Un aiuto lo riceviamo dalla Caritas locale, che, oltre al vestiario, ci fornisce dei generi alimentari ed anche dalle donne della Parrocchie di Fornoli. Abbiamo due fratelli più grandi che, praticamente, ci ignorano. L’unica persona che ci sta veramente vicina è la nostra amica Samantha, che non ci ha mai abbandonato».
Per loro il futuro si presenta pieno di incognite, anche nell’immediato. Spiega Rossano: «Il tirocinio con Base scadrà a dicembre. Mi hanno detto che se mi comporto bene potrebbero confermarmi, ma ho paura, cerco di fare del mio meglio, spero possa bastare».
«Io sono in cerca di un lavoro, quale che sia – dice Deborah - in passato ho lavorato a domicilio nelle figurine. Adesso sono in contatto con una famiglia per fare la badante, spero di poter iniziare presto». Rossano e Deborah chiedono soprattutto una cosa: avere un posto dove abitare e un lavoro dignitoso, che permetta loro di tirare avanti. «Non accetteremmo mai, nemmeno temporaneamente – affermano all’unisono – la soluzione di una struttura protetta, saremmo due reclusi, lontani da tutti e da tutto e presto dimenticati».