GIULIA PRETE
Cronaca

Sicurezza e prevenzione. Il libro del ministro Musumeci: "Più attenzione al territorio"

A palazzo Pretorio l’esponente di Fratelli d’Italia ha presentato il suo volume “Gli italiani e i rischi naturali“

Il ministro Nello Musumeci insieme al sindaco Mario Pardini (Foto Alcide)

Il ministro Nello Musumeci insieme al sindaco Mario Pardini (Foto Alcide)

di Giulia Prete

“La vera funzione della Protezione civile non è arrivare in fretta col soccorso e tirar fuori i morti dalle macerie. È tutta la politica di previsione e di prevenzione che deve accompagnare la vita di una comunità. È con le parole di Giuseppe Zamberletti che ieri, a Palazzo Pretorio, il ministro Nello Musumeci ha concluso la presentazione del suo libro “Gli italiani e i rischi naturali”, intervistato dal giornalista Sandro Bennucci. Tanti i presenti, tra cui il sindaco di Lucca Mario Pardini, l’assessore Fabio Barsanti, il consigliere regionale Vittorio Fantozzi, il segretario dell’Autorità di bacino e tanti altri amministratori della Lucchesia e della Toscana.

Un libro, quello scritto dal Ministro, che ha voluto ricordare non solo le oltre 100mila vittime di disastri nell’ultimo secolo, ma anche la memoria – tutta italiana - delle calamità rimossa, la prevenzione rifiutata, le ricostruzioni lunghe e costose, le contestate delocalizzazioni, le paure nei Campi Flegrei, le colpe dell’uomo e anche quelle più recenti del cambiamento climatico. Un’intervista senza reticenze, con parole chiare e semplici, decisamente lontane dal “politicamente corretto”. Un libro in cui si spiega come solo una “nuova cultura del rischio”, che coinvolga istituzioni e cittadini, potrà proteggere l’Italia da future catastrofi. “Sono contento di vedere la presenza di tanti amministratori – ha commentato Pardini – Noi siamo le sentinelle del nostro territorio e, sempre di più, dobbiamo apprendere il concetto della prevenzione, uno tra gli strumenti più importanti che abbiamo a disposizione e che, in un buon governo, deve diventare linguaggio di tutti i giorni”.

“Noi italiani non siamo fatti per la prevenzione – ha detto il Ministro – Non vuole essere un’accusa, ma un fatto antropologico. È un nostro limite culturale: siamo un popolo molto sensibile, ma anche fatalista e molto rassegnato. E non è con i corni o le toccate di ferro che si allevia il rischio. Gli italiani si commuovono sempre tantissimo quando vedono i servizi al telegiornale sui disastri. Poi rimuovono, nessuna tragedia ci ha mai insegnato nulla. Limiti che dobbiamo assolutamente superare: si pensi che oltre mille comuni, in Italia, non hanno ancora un piano di protezione civile”.

Eppure, la protezione civile italiana è tra le migliori al mondo: “I limiti culturali coinvolgono anche la classe politica dirigente – ha aggiunto il ministro - .Purtroppo la prevenzione non porta voti, e dovrebbe essere una priorità. Quella alla protezione civile è la delega più importante”.