
Il lucchese Simone Bianchi con una sua 'creatura'
Lucca, 31 ottobre 2016 - Simone Bianchi è l’artista lucchese che da dici anni disegna per la Marvel, la casa editrice che pubblica i fumetti di supereroi come Superman, l’Uomo Ragno, X Men, I Fantastici Quattro. E’ lui che ha firmato alcune copertine per la prima serie di fumetti dedicata a Star Wars e l’albo Star Wars #7, vere opere d’arte. Negli Usa Bianchi è uno degli illustratori più quotati, le sue opere sono state esposte alla Danese/Corey Gallery di New York. Lucca Comics & Games è l’occasione per incontrare i fan che arrivano da tutto il mondo per ammirare i suoi disegni, esplosioni di colori che si trasformano in spazi di fantascienza.
Il fumetto si può considerare più arte o letteratura? Subito una domandina semplice, e direi anche un’ottima domanda! Io disegno, anche se mi piacerebbe tantissimo scrivere e non ho proprio il tempo materiale per farlo ma, chi se sa più di me e che ha un senso critico forte, dice che dovrebbe essere un equilibrio fra le due cose. Il disegno, quindi come si racconta una storia attraverso l’immagine, dovrebbe essere in equilibrio perfetto con quella che è la parte letteraria. Questo ovviamente vuol dire che spesso il disegno deve anche essere efficace e non solo necessariamente solo bello, che abbia quindi un valore estetico ma abbia soprattutto un valore narrativo. Lo dice uno che è stato accusato da sempre di essere un esteta, che è più attento al lato illustrativo piuttosto che al lato narrativo. Ovviamente io non penso che sia vero, però è la critica che mi hanno sempre fatto. Il fumetto dovrebbe essere qualcosa cosa che si colloca a metà fra arte e letteratura.
Ha detto che non ha il tempo per scrivere, però ha scritto e disegnato Ego sum... Sì vero, l’ho fatto! Ego sum era pensato per essere una trilogia di fantascienza, di cui ho scritto e disegnato solo i primi due libri. Poi, e lo dico con grande sincerità, la Marvel mi ha offerto un contratto in esclusiva nel 2006 che era talmente convincente sotto tutti i punti di vista che ho incominciato a lavorare per loro. La conseguenza è stata che non ho più scritto e disegnato la terza parte di Ego sum. Mi piacerebbe farlo prima o poi. Forse quando andrò in pensione, lo farò.
Nei racconti di fantascienza c’è sempre un supereroe. Noi abbiamo bisogno di credere ai supereroi? Io direi proprio di sì. Nella realtà che ci sta intorno, soprattutto dal punto di vista politico, nella classe dirigente, di supereroi ne vedo veramente pochissimi. Invece lì ci dovrebbero essere. Parlo da semi ateo: ieri sera ho visto in televisione un monsignore che ho ascoltato come si ascolta un eroe. Alla fine gli insegnamenti probabilmente arrivano di più da persone che hanno un taglio moralistico religioso che non dalla classe dirigente. Dalla classe dirigente mi sembra che arrivino esempi che non sono da supereroi, sempre se per supereroe s’intende un esempio in positivo, fatto di valori morali di sana convivenza e non necessariamente religiosi.
Quest’anno Lucca Comics compie 50anni, com’è cambiata da quando c’erano pochi espositori? Io sono nato e cresciuto a Lucca e quando avevo quattro anni, il mio babbo mi ha portato per la prima volta ai Comics, dentro un pallone che si usava per coprire i campi da tennis. Erano un pallone termostatico montato in Piazza Grande con pochissimi stand dove è passata la storia del fumetto. C’erano Pratt, Moebius, Crepax, Mordillo, Breccia. I più grandi maestri della seconda generazione di artisti che hanno contribuito a dare veramente dignità al fumetto. Quella che Pratt chiamava “narrativa disegnata”. Era veramente un parco di autori e ospiti ristrettissimi, erano tutti geni. Quello, era Lucca Comics!
Perché nel tempo Lucca Comics ha avuto sempre più successo richiamando persone da tutto il mondo? Penso che ci sia un insieme di fattori che abbia contribuito al successo, soprattutto negli ultimi anni, a questo scoppio d’interesse nei confronti del fumetto. Principalmente è dovuto a quanto è stato realizzato cinematograficamente sia dalla Marvel che dalla Warner. Sten Lee ha iniziato a creare supereroi con l’intenzione che, quando ci fossero stati i mezzi tecnici per portarli al cinema, ne fossero stati fatti dei film non delle storie su carta. Un’intuizione geniale che gli ha dato ragione. Questo sicuramente ha avvicinato molti adulti che, incuriositi dai film, successivamente si sono avvicinati al fumetto. Tutte le convention e non solo Lucca Comics, si sono allargate a una multimedialità, ai giochi di ruolo attirando tantissime persone, un’utenza spesso distante dal mondo del fumetto. Purtroppo devo dire che da disegnatore questo mi fa male. E’ anche vero però che i games hanno un mercato così ampio che metà delle persone che vengono a Lucca viene soprattutto per i games. Il fumetto, da quel pallone in Piazza Grande che era troppo piccolo però straordinario come ospiti e attività culturale, si è allargato anche al mainstream.
Quando da bambino visitava gli stand di Lucca Comics, pensava che un giorno avrebbe disegnato Star Wars per la Marvel? Probabilmente mentre giravo fra i banchetti no, anche perché ero un bimbo ed ero solo felice di essere lì. Però l’ho sognato moltissimo, soprattutto quando ero a casa della mia nonna materna, quando mi compravano i primi fumetti dell’editoriale Corno dove ho scoperto i supereroi della Marvel. Ho iniziato a fantasticare, proprio quando avevo quattro cinque anni, che mi sarebbe piaciuto fare il disegnatore e poi l’ho fatto. E’ una cosa che doveva accadere. Nel senso che, c’è stato un periodo che mi sono disinteressato al fumetto, poi quando l’ho ripreso, probabilmente quell’interesse era ancora più grande rispetto a quello che avevo di quando ero un bimbo.
E’ stato un sogno, un obiettivo da raggiungere, oppure un “ andiamo avanti”? Andiamo sempre avanti, ha ragione Giovanotti quando dice che non vede l’ora di finire un disco per iniziare a pensare al prossimo. E’ un atteggiamento ansiogeno lo so, però sono così, non riesco a fermarmi. Ogni mattina mi sveglio ancora con la sensazione di non aver combinato nulla nella mia vita. Ho sempre la bava alla bocca di voler fare sempre di più. Non è solo una questione economica ma è una conseguenza a non volermi fermare mai. Mi piace talmente tanto disegnare che è impossibile farlo.
Un disegnatore riesce sempre a interpretare le indicazioni dello sceneggiatore? Ovviamente no, probabilmente non s’indovina mai. Forse però è più una domanda che dovrebbe fare agli sceneggiatori e penso che risponderebbero con grande onestà intellettuale. Penso che non s’indovini mai per il semplice fatto che, quando una persona scrive si immagina una scena, un’altra persona della stessa scena ha un punto di vista diverso e potrebbe essere anche diametralmente opposta. Però non mi è mai capitato che qualcuno mi dicesse che un disegno non andasse per nulla bene. Con gli sceneggiatori, con cui lavoro e ho lavorato, ho sempre un grande rapporto di stima e collaborazione. Però non ho dubbi che molti di loro su qualche pagina abbiano pensato che un disegno non rispecchiasse per nulla la loro idea, fa parte del gioco. Credo sia impossibile interpretare fedelmente. Alla Marvel c’è una frenesia produttiva talmente alta che in dieci anni che lavoro per loro forse ho corretto tre vignette e due copertine su più di novecento pagine che ho fatto. Forse il fumetto avrebbe bisogno di più tempo per decantare, quindi avere anche il tempo di correggere, ma non c’è proprio.
Da artista, quale pittore le piace? Potrei fare una lista infinita di nomi. Posso solo dire che guardo con la stessa curiosità e interesse artisti completamente diversi. Osservo dagli artisti classici che sono una fonte d’ispirazione infinita e d’insegnamento e noi dobbiamo solo imparare da loro. Per classici intendo Michelangelo, Merisi, Caravaggio, tutto il barocco fino agli illustratori moderni che hanno avuto a che fare con il fantasy. Poi ammiro una lista infinita di disegnatori di fumetti. Ad esempio un artista che guardo spesso è Alex Ross. Abbiamo avuto l’agente in come per molti anni quindi ho avuto modo di conoscere da vicino il suo lavoro. Ancora oggi rimango a bocca aperta per il tipo di lavoro che fa lui. Invece l’arte contemporanea e moderna non la seguo perché dovrei studiarla per imparare a capirla.
Lei disegna fantascienza, è una persona fuori dalla realtà? Io sono stato cresciuto da un padre pittore molto sognatore, alle volte anche troppo e da una madre estremamente concreta e realista a livelli quasi da sfiorare il cinico. Io sono esattamente il risultato di questa educazione. Nel senso che sono più sbilanciato ad avere i piedi saldamente piantati per terra. Ho una tolleranza bassissima alle cavolate poetiche, è difficile abbindolarmi. Devo ammettere, anche con dispiacere, che sono molto pragmatico e razionale quando si tratta di organizzare il mio lavoro. Quando poi dipingo, godo talmente tanto che non m’interessa essere razionale o meno. Oggi ad esempio ho lavorato nel mio studio, Giacomo mio figlio è stato tutto il pomeriggio vicino a me mentre faceva i compiti ed ero felice. Però quando poso il pennello tento di capitalizzare al massimo quello che faccio. Sin da bambino ho sempre disegnato e mi sono divertito tantissimo, ho qui un disegno che ho fatto quando avevo due anni e otto mesi.