FABRIZIO VINCENTI
Cronaca

Soffocati da imposte e costi: "Incubo Tari anche per le imprese". Altolà di Confindustria ai Comuni

Il presidente Matteini: " Gli aumenti non sono motivati. È solo il termometro di un approccio sbagliato. Sul banco degli imputati c’è sempre la carenza in Toscana di impianti finali di smaltimento dei rifiuti".

Il presidente Matteini: " Gli aumenti non sono motivati. È solo il termometro di un approccio sbagliato. Sul banco degli imputati c’è sempre la carenza in Toscana di impianti finali di smaltimento dei rifiuti".

Il presidente Matteini: " Gli aumenti non sono motivati. È solo il termometro di un approccio sbagliato. Sul banco degli imputati c’è sempre la carenza in Toscana di impianti finali di smaltimento dei rifiuti".

"La Tari non riguarda solo le famiglie, ma anche le imprese: accanto ai rifiuti speciali generati dalle aree produttive, la cui raccolta e smaltimento è a totale carico (gestionale ed economico) delle imprese stesse, queste ultime sono anche assoggettate alla Tari per la parte di rifiuti assimilati agli urbani (essenzialmente, quelli prodotti dagli uffici direzionali e amministrativi e in generale dalle aree non produttive). Gli aumenti, quindi, impattano anche sulle imprese, in un momento in cui proprio niente viene loro risparmiato".

Lo afferma in una nota Confindustria Toscana Nord per la quale, sul banco degli imputati c’è sempre la carenza in Toscana di impianti finali di smaltimento dei rifiuti. "E’ bene precisare che le manchevolezze che si registrano riguardano soprattutto gli impianti finali, quelli che dovrebbero chiudere il ciclo di vita dei materiali non riciclabili o comunque non riciclati - precisa il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini -. Cioè i termovalorizzatori o altre tipologie di impianti che segnino la chiusura del ciclo dell’economia circolare: ricordo che proprio i principi di quest’ultima stabiliscono che ciò che non può essere recuperato come materia va recuperato come energia attraverso impianti di prossimità, che limitino i trasferimenti. Il sistema confindustriale, a cominciare da Confindustria Toscana, lamenta da molti anni il perdurare di questa situazione. Per ora in Toscana abbiamo visto, recentemente, solo impianti per il trattamento intermedio dei rifiuti, impianti quindi che si limitano ad affinare la selezione dei materiali e a renderli disponibili per i passaggi successivi, riciclo o smaltimento che sia. Ma poi i materiali da smaltire dove vanno? Come sempre in giro per l’Italia e per l’Europa, con costi ingenti e impatti ambientali".

Secondo Confindustria, gli aumenti della Tari che si registrano attualmente nella nostra area non vengano motivati espressamente con oneri crescenti di smaltimento, ma sullo sfondo il problema è e rimane, negli anni, sempre quello. E non a caso dove sono presenti, come nel Nord, più impianti di smaltimento, i cosi sono meno ingenti. Per le norme europee non più del 10% dei rifiuti deve andare in discarica; del restante 90% in tutta Europa si tende a recuperare materia per il 65% e a termovalorizzare per il 25%. Per la percentuale di termovalorizzazione l’Italia è abbastanza in linea, con un 22% che è però una media alimentata soprattutto dalle regioni di oltre Appennino.

La termovalorizzazione in Toscana è intorno al 10%, per cui per rientrare nei canoni (tenuto conto che il limite del 10% in discarica non è negoziabile) ma occorrerebbe un riciclo all’80% dei rifiuti prodotti in regione, percentuale che per molti materiali è, per Confindustria, tecnicamente irraggiungibile. "L’area di Lucca è da sempre alle prese con il problema dello scarto di pulper delle cartiere - aggiunge il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Tiziano Pieretti -. Rifiuti speciali che condividono una sorte analoga agli urbani: a causa della carenza di impianti, lo smaltimento avviene lontano dai luoghi in cui sono generati. Nel caso dello scarto di pulper, generalmente all’estero. Non sono mancati nel nostro territorio tentativi di realizzare impianti di prossimità: ma chi ci ha provato si è scontrato con dinieghi ispirati a un clima autorizzativo ostile a iniziative del genere".

"La proposta più volte presentata dalla nostra associazione era ed è di assoluta concretezza e costruttività: lavorare in sinergia fra pubblico e privato per realizzare un’impiantistica che risolva i problemi sia dei rifiuti urbani che degli speciali. Problemi che esistono entrambi: non va mai dimenticato, soprattutto quando nelle nostre imprese e famiglie ci troviamo la bolletta Tari più onerosa dell’anno precedente. Che il Piano rifiuti della Regione Toscana sia basato su presupposti inattendibili è anche confermato dai dati sul riciclo, che in alcuni settori è talmente sviluppato da avere ben pochi margini di crescita. Un caso è quello del cartario, nel quale il riciclo è prossimo al 90%, al limite tecnico del materiale riciclabile".