Il mese di dicembre appena concluso è stato più freddo della media: 6,3 gradi C invece dei 7,3 della media storica dal 1934. Così ha annullato quello che, fino a novembre, sembrava essere il trend dell’anno più caldo registrato a Lucca negli ultimi 90 anni.
Alla fine di novembre la temperatura media di primi 11 mesi del 2024 era arrivata a ben 17,36 gradi C, superiore ai 17,21 gradi registrati nel corrispondente periodo del 2022 e ai 17,15 gradi del 2023. Da considerare che a Lucca la temperatura media dei primi 11 mesi dell’anno, partendo dal 1934, è di 15,78 gradi.
Per mantenere il primato dell’anno più caldo dicembre avrebbe dovuto chiudersi con una media di almeno 7,6 gradi, invece si è fermato a 6,3 gradi, è stato quindi il più freddo almeno dal dicembre 2012, che registrò una media di 5,8 gradi. Guardando ai dati storici dicembre 2024 si è fermato al ventesimo posto nella classifica del dicembre più freddo, con lo stesso valore registrato nel 1956.
Già il mese di novembre aveva registrato una temperatura media leggermente inferiore alla media storica: 10,8 gradi invece di 10,9 gradi attesi. In pratica novembre e poi soprattutto dicembre hanno interrotto la serie di ben 30 mesi consecutivi, dal maggio 2022 all’ottobre 2024 compresi, in cui a Lucca si sono registrate temperature medie superiori alla media storica.
Alla fine l’anno 2024 si è chiuso con una temperatura media che nel centro storico di Lucca è stata di 16,44 gradi, piazzandosi al terzo posto degli anni più caldi dopo i 16,56 gradi dell’anno 2022 e i 16,45 gradi del 2023.
È doveroso ricordare che questa limitata riduzione della temperatura media, ovviamente relativa soltanto alla nostra città, non significa un cambiamento climatico che anzi conferma i fenomeni di riscaldamento globale, anche accelerati se guardiamo all’Artide. È ormai chiaro che la perdita di ghiaccio artico altera le correnti oceaniche e atmosferiche, influenzando il clima globale. In maniera diretta la fusione della calotta polare contribuisce all’innalzamento del livello dei mari e alle variazioni negli equilibri termici, fisici e chimici dei mari e dell’atmosfera, ma in maniera indiretta l’impatto è ancora più evidente alle latitudini medie con l’aumento degli eventi estremi quali alluvioni, ondate di calore e tempeste che rappresentano una minaccia significativa per la vulnerabilità delle infrastrutture e per le comunità, a cominciare da quelle costiere.
Guardando alle previsioni per il primo trimestre del 2025 il Lamma (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile, un consorzio pubblico tra la Regione Toscana e il Consiglio Nazionale delle Ricerche) indica che "anche il mese di gennaio dovrebbe risultare termicamente in media con un numero di giorni piovosi nella norma o inferiore sul nord Italia. Per quanto riguarda il mese di febbraio non dovrebbero esserci grandi variazioni a livello di circolazione rispetto a gennaio, sebbene i modelli continuino a prevedere temperature superiori alle medie e scarse precipitazioni. Ad oggi siamo orientati a confermare un febbraio in media o leggermente più caldo (anomalie entro il grado) con precipitazioni inferiori alla norma al nord. Relativamente a marzo i principali modelli danno temperature superiori alla norma e precipitazioni inferiori alla media. Per quanto riguarda il bimestre febbraio-marzo permane ancora molta incertezza".