Omar Pedrini e Cristina Scabbia, sul palco dell’Auditorium San Francesco, hanno entrambi presentato un libro che parla delle rispettive vite. Già uscito quello della frontwoman dei Lacuna Coil, “Il diavolo mi ha venduto l’anima“, in collaborazione con Leonardo Patrignani, edito da Sperling & Kupfer; solo un’anteprima, invece, quella di “Viaggio senza vento“ ispirato al disco omonimo e quindi alla vita del leader dei Timoria e scritto e illustrato da Andrea Guglielmino e Andrea Manfredini, che uscirà nel mese di aprile 2025.
I due artisti, amici da anni, hanno ricordato come è nata la loro carriera. "Non avevo nessuna idea di diventare quello che sono – ha risposto Cristina – e ricordo solo che mi piaceva cantare. Ero anche timida e le prime volte sul palco mi nascondevo dietro l’asta del microfono. Poi ho imparato il mestiere e abbiamo iniziato ad aver successo. Ma solo quando ci hanno invitato come Lacuna Coil negli Stati Uniti all’Ozz Fest di Ozzy Osbourne e ci hanno guardato con occhio benevolo abbiamo capito che fare musica era diventato un lavoro".
"Ero uno studente di 22 anni – ha ricordato Omar – con due dischi già all’attivo, con ottime recensioni ma zero vendite e ci invitarono al Festival di Sanremo 1991. Andammo e fummo eliminati: vincemmo il premio della critica ma il mondo underground e dei centri sociali ci voltò le spalle dandoci dei venduti al sistema. Depressi e con la certezza di tornare a studiare o a lavorare in fabbrica, nel 1993 registrammo l’ultimo album da contratto: un “concept“, appunto “Viaggio senza vento“, da pazzi, ma almeno sarebbe rimasto. Miracolosamente andò bene e primo disco d’oro rock italiano".
"E’ la musica – ha aggiunto Cristina – che mi dà energia e mi mantiene giovane: da qui il titolo. Il libro racconta il mio percorso e dà qualche indicazione a chi vuole farlo. E’ un mio diario aperto per tutti". "Ho lasciato che gli autori – ha spiegato Pedrini – facessero quello che volevano. Si parla di un ventenne in crisi, che sono io, in un viaggio verso l’inferno e un ritorno che non pensava di poter fare. Mi hanno salvato la nascita di mio figlio, il buddismo e Gesù, il primo hippy della storia. Quando ho visto le tavole ho provato la stessa emozione di quando, a metà anni ’90, fummo “citati“ in un numero di Dylan Dog: tutti ne parlarono e solo in quel momento ho capito di essere figo".
Paolo Ceragioli