Sembrava una tragica fatalità, invece si è trattato di un omicidio. Non è stato un malore fulminante a provocare la morte di Artan Kaja, ma un colpo di arma da fuoco sparato da distanza ravvicinata.
La morte del 53enne di origini albanesi, avvenuta martedì sera nel piazzale della cartiera Smurfit Kappa, era stata attribuita inizialmente a un malore, forse un infarto fulminante. Invece in poche ore la storia ha assunto contorni inquietanti. Sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Lucca a confermare ieri sera che si è trattato di un omicidio, al termine di una giornata in cui le voci si erano rincorse sin dal primo mattino.
Le indagini, partite dal momento in cui era stato rinvenuto il cadavere dell’uomo da parte della moglie nel piazzale, hanno portato ieri a identificare un autotrasportare (anch’egli di origine albanese, conoscente di vecchia data e coetaneo della vittima) e residente a Capannori (Lucca). Lui stesso ha confessato il delitto, sebbene non abbia dato alcuna altra spiegazione. Così, come oltre al movente, manca anche l’arma da fuoco che a ieri non era stata trovata.
Un giallo, dunque, in piena regola. Al quale mancano ancora molti tasselli. Qualsiasi pista viene battuta, anche se ovviamente le prime ipotesi fanno credere a un diverbio, una lite finita male o un raptus improvviso.
Ma facciamo un passo indietro. Martedì intorno alle ore 20,15 la centrale del 118 di Lucca ha ricevuto una chiamata per un uomo ritrovato, appunto, nello spazio antistante alla fabbrica. Si trattava di Artan Kaja, 52 enne, titolare della ditta Tony Service, di origini albanesi ma residente nella Piana da decenni, insieme alla moglie e ai figli. Era stata proprio la moglie a rinvenire il cadavere dell’uomo.
La donna, occupandosi delle pulizie della ditta, non vedendo rientrare l’uomo è andata di persona alla sede della Tony Service, che si trova proprio nel piazzale della cartiera, facendo così la macabra scoperta.
Sul posto sono arrivati un’auto medica del 118, un’ambulanza, i carabinieri, ma nonostante tutti gli sforzi per Artan non c’è stato alcunché da fare.
Le prime ipotesi facevano credere a un decesso dovuto a una caduta dall’alto risultata fatale, subito accantonata; poco dopo ha preso piede quella del malore. Dai primi accertamenti sul corpo della vittima, però, è parso chiaro come la ferita alla base della nuca non potesse corrispondere a quella di una normale caduta.
La titolare dell’inchiesta, la pm Lucia Rugani, ha disposto l’autopsia sulla salma della vittima, che servirà a chiarire ancora meglio gli ultimi aspetti.
Ieri sera, a termine di una giornata convulsa, la nota ufficiale con cui il comando dei carabinieri ha confermato il delitto e reso noto di aver provveduto al fermo del sospettato.
Resta un mistero il movente, visto che l’autotrasportatore è totalmente sotto choc e non è in grado di riferire alcuna versione in più alle forze dell’ordine. "Sono stato io, sono stato io", le uniche cose che è riuscito a dire finora.
Serviranno le prossime ore per chiarire la dinamica e anche per trovare l’arma.