PAOLO PACINI
Cronaca

Evasione fiscale, assolti Tenucci e la moglie. ‘Ho perso tutto, resta tanta rabbia’

Nessun reato per Umberto Tenucci e Carla Massei, evasione sotto la soglia penale. "Una vittoria amara"

Umberto Tenucci

Lucca, 19 dicembre 2017 - «Assolti perché il fatto non è previsto dalla legge come reato». Questa la sentenza emessa ieri pomeriggio dal giudice Simone Silvestri nei confronti di Umberto Tenucci e della moglie Carla Massei, finiti sotto processo per evasione fiscale. Il giudice Simone Silvestri ha accolto la tesi dei difensori Paolo Mei e Lodovica Giorgi, secondo i quali le cifre evase erano ben al di sotto della soglia annua di 150mila euro prevista dalla legge come reato. Il pm Aldo Ingangi aveva invece chiesto 8 mesi di reclusione.   Il tribunale ha intanto disposto il dissequestro dei beni immobili e dei conti correnti scattato nel febbraio 2016, dal quale era scaturito, con un devastante effetto domino, anche il fallimento della storica attività commerciale nel settore abbigliamento. Quel sequestro era in sostanza immotivato e non sarebbe mai dovuto scattare, dato che le cifre effettive (come accertato poi dall'Agenzia delle Entrate) erano almeno dieci volte inferiori a quanto ipotizzato dalla finanza inizialmente.     Punto e a capo, dunque: nessun reato, solo debiti da saldare con l’Erario. Peccato che nel frattempo, proprio in base a quel sequestro, fondato sull’ipotesi di una maxi evasione di 6 milioni di euro nel triennio 2010-2012, l’attività commerciale di Tenucci sia stata azzerata e buona parte del suo patrimonio, dal negozio in Fillungo, agli appartamenti in piazza Guidiccioni e a Bordighera, sia stato risucchiato nel fallimento. 

Tenucci, cosa pensa di questa vicenda? «Cosa penso adesso? Ho tanta rabbia e tanta amarezza – commenta Umberto Tenucci – ma servono a poco. Ero certo che alla fine sarei stato assolto perché non ho rubato nulla. Ma come avrei potuto evadere 6 milioni in tre anni con il mio negozio di abbigliamento? Se lo avessi fatto sarei stato un mago. Quel sequestro però non doveva scattare. Invece c’è stato e ho dovuto chiedere l’autofallimento, mettere tutti i miei beni lì, cessare l’attività. E per cosa? Equitalia due anni fa mi ha fatto sequestrare la merce e l’ha subito rivenduta. Quello era un periodo di crisi, io avevo solo cercato di fare il possibile per tutelare l’attività, ma non ho rubato nulla». Come siete riusciti a dimostrare la non colpevolezza? «Sono tati bravi i commercialisti e gli avvocati. Un lavoro minuzioso e difficile per ricostruire e documentare che non c’era affatto quell’evasione fiscale». Una vittoria amara?  «L’assoluzione è una vittoria, certo, ma ormai è anche tardi. Purtroppo non posso neppure fare una causa per recuperare i miei soldi. Un danno irreversibile, evidentemente volevano distruggermi e ci sono riusciti. Non so, forse c’era chi mi invidiava».  Chi le è stato vicino in questi due anni? «Oltre alla famiglia, che è ovviamente fondamentale, ho trovato in questi due anni tantissimi amici. Davvero molti. Non lo immaginavo. Anche persone che io non conosco ma che mi fermano per strada per farmi coraggio. Sono stati importanti».