MASSIMO STEFANINI
Cronaca

Test delle urine ai dipendenti. "Niente privacy", i sindacati minacciano lo sciopero

Cartiere Carrara, denuncia dei sindacati sui controlli in azienda

Laboratorio

Lucca, 31 gennaio 2019 - Test delle urine tutti insieme, senza un minimo di privacy e rivolti verso l’operatore. Sarebbe stato proprio questo a voler disporre tale insolita metodologia. E’ successo nei giorni scorsi, nell’ambito dei periodici controlli sanitari alla divisione converting delle Cartiere Carrara di Carraia, nel Comune di Capannori. Adesso i sindacati attendono risposte dall’azienda e meditano iniziative, scioperi compresi. 

Le segreteria provinciali Fistel Cisl e Slc Cgil, oltre alle RSU (tra l’altro uno di coloro che ha dovuto sottoporsi a questa situazione è proprio un esponente delle Rappresentanze Sindacali Unitarie) in una nota spiegano l’accaduto: «Nel corso della periodica visita medico sanitaria prevista dal decreto 81/08 (testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro) per l’accertamento di eventuale uso di alcol o sostanze psicotrope durante lo svolgimento della propria mansione, al momento di fornire le urine, i dipendenti si sono sentiti richiedere dal personale della struttura privata incaricata dall’impresa a compiere l’operazione, di rimanere in piedi di fronte all’incaricato, rivolti verso lo stesso. La delibera regionale 868 del 27 ottobre 2008, stabilisce che «la raccolta del campione biologico deve avvenire nel rispetto della dignità della persona». «La pratica sopra descritta – conclude il documento dei sindacati – non può ritenersi rispettosa della dignità e della privacy cui i lavoratori hanno diritto. Ci appare invece una violazione della stessa, un fatto grave.

L’azienda ha il compito di vigilare sulla salvaguardia della dignità dei suoi addetti. Riteniamo di dover far conoscere quello che è accaduto». Sin qui la nota ufficiale. Fabio Graziani, Slc Cgil, da noi interpellato, aggiunge: «Credo si tratti di una prima volta assoluta e non si è capito ancora il motivo di questo atteggiamento. Non siamo mica antidoping alle Olimpiadi. Si voleva essere certi che ognuno fornisse un campione della sua urina? Bastava accompagnare le persone al bagno in mutande e rimanere fuori. Ognuno ha la sua sensibilità, ci sono stati lavoratori che, sapendo che quella prova è obbligatoria, pur lamentando l’assenza di privacy, per spirito di servizio non si sono sottratti, ma con disagio psicologico».