Scarico reflui, passaggio dei mezzi pesanti, le famose distanze dai centri abitati. Nell’ultima Conferenza dei Servizi sono stati posti in evidenza anche questi aspetti sull’impianto di riciclo di pannolini, pannoloni e scarti tessili che dovrebbe sorgere a Salanetti, a cavallo dei territorio di Porcari e di Capannori. La decisione definitiva nella prossima seduta prevista a marzo, anche se l’ok al Piano regionale dei rifiuti sembra aver avvicinato la struttura, osteggiata da comitati e residenti, ma anche dal Comune di Porcari (ancora pendente il ricorso al Consiglio di Stato da parte del Municipio di piazza Orsi), che ha ribadito il suo netto rifiuto: "Avremo un aumento esponenziale del traffico pesante, reflui industriali da smaltire in depuratori non meglio precisati e preoccupanti dubbi sul passato ambientale della zona".
La vicesindaca Roberta Menchetti, presente alla Conferenza dei Servizi, ha messo in evidenza numerose criticità che continuano a destare forte preoccupazione. Le questioni sul tavolo restano numerose e spinose, a partire dal traffico. "Con l’impianto operativo – argomenta Menchetti – la zona vedrebbe un aumento insostenibile di mezzi pesanti che complicherebbe una viabilità già critica. Non pensiamo che la rotonda su via Rossi sia sufficiente per fluidificare il traffico, ma comunque è certo che dovrà essere realizzata prima dell’impianto. Questo obiettivo, però, richiede un iter amministrativo che dovrà essere presidiato da RetiAmbiente, Comune di Capannori e Provincia di Lucca: i tempi potrebbero non essere brevi". Un’altra questione cruciale riguarda la gestione dei reflui industriali che l’impianto produrrebbe. "Questi non potranno essere conferiti al depuratore consortile e dovranno essere smaltiti altrove – ha sottolineato Menchetti, – a questo si aggiungono i problemi storici legati alla collocazione dell’area, che presenta già numerose criticità. Servono ulteriori accertamenti ambientali. Poi la questione della distanza dal centro abitato. La delibera della giunta a Porcari del 28 novembre ha certificato la presenza del centro abitato a soli 80 metri dal sito dell’impianto. Secondo il piano rifiuti in vigore all’inizio del procedimento proposto da RetiAmbiente, quella distanza sarebbe insufficiente per rilasciare l’autorizzazione. Il nuovo piano regionale ha eliminato la distanza di almeno 200 metri come criterio escludente, lasciando ai proponenti già in iter autorizzativo la facoltà di scegliere . Bisogna approfondire".
Massimo Stefanini