Quella di Ursula Turri, la 49enne che il 21 novembre 2019 venne trovata morta sul letto nel suo appartamento in via della Fontana a Barga, non fu una morte naturale o dovuta all’assunzione di stupefacenti. Ursula venne infatti uccisa, soffocata con un cuscino. Queste le convinzioni della Procura che indica il presunto responsabile dell’omicidio in Fabio Piccolo, il 58enne barghigiano ex dipendente comunale che aveva una relazione con la donna.
Il pm Antonio Mariotti ne ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio volontario e Fabio Picciolo, difeso dall’avvocato Riccardo Carloni, dovrà comparire davanti al gup Simone Silvestri il prossimo 16 marzo. Al momento nei suoi confronti non c’è alcuna misura cautelare e sarà adesso il giudice a stabilire se ci sono elementi sufficienti per andare a un processo.
L’inchiesta sulla morte di Ursula Turri era nata come un normale accertamento su un decesso in apparenza attribuibile a un malore. La donna aveva fatto uso di droga in passato e una delle ipotesi era appunto quella di un arresto cardiaco legato all’uso di sostanze stupefacenti. Invece no, dagli esami non emerge alcuna traccia di droga. Quella morte e le circostanze del ritrovamento del corpo sembrano sospette al pm Antonio Mariotti che affida accertamenti ai carabinieri, coinvolgendo anche i Ris e come consulente il medico legale Stefano Pierotti.
Dalle indagini emerge che Ursula è stata soffocata a morte il 20 novembre 2019 nella sua abitazione, dove viene ritrovata solo il giorno successivo al decesso. Sul corpo anche segni di una colluttazione violenta. La donna, madre di due figli, ex oss in una Rsa, viveva da sola in centro, in via della Fontana, e aveva rapporti stretti con Fabio Picciolo, sospettato di fornirle stupefacenti. A scoprire il cadavere è un altro amico comune, sollecitato a quanto pare da Piccolo stesso a entrare nell’abitazione per verificare le ragioni di un silenzio che durava da 24 ore. L’amico scopre il cadavere in camera e dà l’allarme. Quando i carabinieri entrano in casa, si rendono conto che Ursula è morta da parecchie ore.
I successivi accertamenti, le conclusioni dell’autopsia eseguita dal medico legale Stefano Pierotti e alcuni esami su campioni di Dna prelevati sulla vittima, oltre a tabulati telefonici e altri elementi, secondo la Procura, conducono appunto a Fabio Picciolo, 58enne di Barga, amico intimo della vittima, ex impiegato del Comune. Sarebbe stato lui, durante una lite, a uccidere Ursula, che conosceva da molti anni e con la quale aveva una relazione interrotta e ripresa più volte. Movente, dinamica e retroscena del delitto sono tutti da chiarire, in un processo penale che si preannuncia sostanzialmente indiziario.
Picciolo, all’epoca impiegato dell’ufficio protocollo del comune di Barga, viene arrestato il giorno dopo l’omicidio, ma per tutt’altro motivo: detenzione a fini di spaccio di droga. I carabinieri di Barga e Castelnuovo durante una perquisizione gli trovano in casa 670 grammi di hashish suddivisa in panetti; 196 grammi di hashish in ovetti; due flaconi di metadone; due bilancine elettroniche di precisione e altro materiale. Per quella vicenda gli viene poi inflitta una condanna a 3 anni di reclusione che gli costa anche il posto di lavoro in Comune. Adesso dovrà difendersi da un’accusa ben più pesante. Da parte loro il padre e gli altri familiari di Ursula chiedono piena luce sul delitto e si sono affidati all’avvocato Paolo Mei per costituirsi parte civile al processo.
Paolo Pacini