
La storia del bar che raccontiamo oggi parte addirittura nel 1221 e arriva ai giorni nostri dopo una ininterrotta e secolare conduzione da parte della famiglia Marchi Lunardi. Siamo “Da Pacetto“ a San Pellegrino in Alpe, nella più elevata località permanentemente abitata dell’Appennino Tosco Emiliano, a 1.525 m di altitudine, dove i pellegrini in visita al santuario dedicato a San Pellegrino e San Bianco si miscelano armoniosamente con gli escursionisti.
La fermata è d’obbligo e l’accoglienza offerta mai prescinde da una buona tazzina di caffè. Un luogo quasi iconico, dalla grande atmosfera mistica e dalla storia che pervade ogni cosa a tramandare cultura e tradizione. A dirigere l’attività oggi è Paolo Lunardi, figlio di Pacifico, detto Pacetto, dal quale prende il nome il bar che si trova nella piazza di fronte all’albergo e al ristorante tipico “l’Appennino“, conosciuto anche come “Osteria del Duca d’Este“, sempre della famiglia. "Qui c’è tutta la nostra storia passata e presente - spiega Paolo Lunardi da dietro il banco del bar dove ha preso il posto del padre che comunque, nonostante i suoi 85 anni, cerca di non mancare nel locale - , della quale siamo orgogliosi e che cerchiamo di mantenere a livelli elevati, cercando di superare le difficoltà insieme alla famiglia. Problemi che non mancano certo, soprattutto nel periodo critico che stiamo vivendo. La fermata al nostro bar per il classico caffè o al ristorante per un pranzo a base di prodotti tipici locali è, fortunatamente, una buona abitudine per molti frequentatori del nostro borgo montano e da noi l’accoglienza è considerata sacra. Abbiamo la tempra della gente di montagna che ci aiuta a superare gli imprevisti, anche quelli maggiormente complessi. Nel mezzo del nostro bar passa il confine tra le due province (e regioni) che ci governano, Lucca e Modena, particolare caratteristica che spesso ci complica non poco la gestione amministrativa e commerciale, ma che ci fa anche sentire parte di due mondi diversi che si intersecano producendo ricchezza".
"Lo scoglio più duro da superare, durante il periodo della pandemia, è stato quando le due zone avevano colori diversi, con regole che contrastavano tra loro e tutta l’incertezza che questo comportava. Allora è stato a rischio anche il nostro caffè che, però, abbiamo sempre cercato di servire - conclude - . Siamo abituati alle intemperie, ma speriamo fortemente di non dover rivivere quei tempi dolorosi. Per il resto siamo, come sempre, tenacemente ai nostri posti".
Fiorella Corti