PAOLO PACINI
Cronaca

Un lucchese il mago del suono di Morricone "Non perdetevi “Ennio“, il film di Tornatore"

Fabio Venturi, dal 1988 stretto collaboratore del Maestro: "Un perfezionista, era felice di aver chiuso la carriera in bellezza qui a Lucca". Ha appena curato la supervisione delle musiche nel nuovo docufilm presentato al Festival di Venezia dal regista premio Oscar

Lucca, 25 settembre 2021 - "Lavorare con il Maestro Ennio Morricone? E’ stato prima di tutto un privilegio, poi una sfida continua a migliorarsi e a raggiungere quegli obiettivi di perfezione che lui ha sempre cercato nella musica, nei suoni in generale... E comunque è stata un’avventura incredibile".

Fabio Venturi, 57 anni, lucchese d’adozione ormai dalla prima adolescenza, è il “mago del suono“, dal 1988 tecnico prediletto del Maestro con il quale ha collaborato in modo strettissimo fino all’ultimo. Adesso sta ultimando i ritocchi alle musiche del docufilm “Ennio“ di Giuseppe Tornatore, per il quale ha curato proprio la supervisione musicale. La pellicola, presentata in anteprima al festival del cinema di Venezia e accolta con lunghi minuti di applausi, uscirà nella versione ufficiale a fine ottobre.

Un tributo straordinario, immagino...

"Assolutamente da non perdere. Oltretutto Tornatore era grandissimo amico di Morricone e lo conosceva davvero nel profondo. Non a caso è stato l’unico a essere menzionato nella lettera d’addio del Maestro, a parte i familiari. “Ennio“ è un lavoro accuratissimo, straordinario e anche commovente, che nella versione definitiva sarà attorno alle 2 ore e mezza".

Anche Tornatore ha fama di grande perfezionista

"E lo è. Collaboro con lui fin da “Malena“. Cura ogni minimo dettaglio con estrema professionalità e oltretutto ha una grande conoscenza del repertorio musicale e di quello cinematografico. Ogni musica è stata scelta con grande attenzione".

Quanti brani di Morricone ci sono in questo film “Ennio“?

"Li ho contati davvero. Sono ben 170 brani musicali di ogni genere, dalle canzoni arrangiate per Morandi e Meccia fino alle rivisitazioni dei Metallica, alle colonne sonore per Tarantino, ai tributi di Bruce Springsteen o Pat Metheny".

Materiale molto eterogeneo...

"In effetti sì. Non è stato semplice assemblare tracce sonore così variegate, in studio e dal vivo, e anche lontane tra loro nel tempo. Soprattutto per la varietà dei supporti su cui erano stati registrati. Ma è stato anche un viaggio meraviglioso nella cultura, nel cinema e nella musica degli ultimi decenni. L’unica cosa che non è invecchiata è proprio la sua musica, che resiste al tempo".

Il ricordo più bello di questi 32 anni di collaborazione?

"Difficile isolarne uno... Sono tanti, anche molto personali. Quello che è incredibile è che fino agli ultimi giorni, poco prima di quel triste 6 luglio 2020, il Maestro ha voluto lavorare a progetti nuovi. Mi chiese di portargli a casa le voci di una ventina di bambini diversi per scegliere quella che secondo lui era ottimale per il suo brano “Tante pietre a ricordare” dedicato alla tragedia del Ponte Morandi".

Il concerto al Lucca Summer Festival del 29 giugno 2019 sugli spalti delle Mura è stato l’ultimo della sua lunghissima carriera. Per chi c’era fu memorabile. Lui era soddisfatto di quello spettacolo?

"Moltissimo. Me ne ha parlato spesso. Il concerto di Lucca gli era piaciuto così tanto che alla fine decise di non farne più, rinunciando anche a un progetto per la Rai che avrebbe dovuto registrare un paio di mesi più tardi all’Arena di Verona. “No, basta, chiudo con questo di Lucca che è stato bellissimo“, mi confessò...".

Al concerto di Lucca fu sperimentato con successo un sistema di diffusione sonora innovativo all’aperto, se non ricordo male...

"Sì, un sistema sviluppato dalla francese “L-Acoustics”, si chiama “L-Isa” e fornisce un mix di suoni suddivisi in 7 gruppi, con spazializzazione e resa timbrica favolosa. L’ho utilizzato di recente anche a Milano per un concerto della Scala all’aperto".

Il suono era tutto per il Maestro Morricone, dal rumore alla musica più eccelsa...

"La sua vita è stata questa. Lo definisce bene il titolo “Inseguendo quel suono“, il libro scritto a quattro mani con Alessandro De Rosa. Trasformava l’idea in suono. Ha fatto correre molto anche me a inseguirli e lo ringrazio con tanto affetto".