PAOLO PACINI
Cronaca

Gli italiani e l'emigrazione, mostra a Lucca: "Quei viaggi tra paura e sogno"

Lo studioso Massimo Cutò racconta l’amicizia con Paolo Cresci e la passione per un particolare momento storico

Gli italiani e l'emigrazione, mostra a Lucca: "Quei viaggi tra paura e sogno"

Lucca, 13 settembre 2022 - “Navi di carta. Cento anni di emigrazione italiana oltre oceano”. Un viaggio dentro la nostra storia, ma anche uno specchio in cui riflettere noi stessi. E’ la mostra a cura di Massimo Cutò e Pietro Luigi Biagioni, che si apre a Palazzo Ducale, nella sala Tobino, con progetto scenico di Alessandro Sesti. Esposti manifesti, carte e lettere che raccontano un secolo di emigrazione italiana oltre oceano: un viaggio fatto di speranze, timori e successi. Ne parliamo con Massimo Cutò, giornalista, studioso e collezionista: i preziosi materiali storici provengono soprattutto dalla sua collezione privata.

Come nasce questa mostra “Navi di carta“?

"Questa mostra – sottolinea Massimo Cutò – ha un nome e un cognome, che è Paolo Cresci, lo studioso lucchese cui è intitolata anche la Fondazione per la storia dell’emigrazione italiana, qui a Palazzo Ducale. Paolo era un amico. E’ morto 25 anni fa e il suo prezioso archivio compie oggi 20 anni. Il nostro è dunque un doveroso omaggio alla sua figura".

Come vi siete conosciuti?

"Nel 1995, quasi casualmente. Scoprimmo che avevamo la stessa passione di raccogliere materiali sull’emigrazione: oggetti, carte, archivi, manifesti, foto. Io mi innamorai di un grande manifesto di inizio Novecento che ritraeva due navi di una compagnia di navigazione con un disegno liberty, che facevano Nord e Sud America. Da allora ho cercato soprattutto questi manifesti cartacei...".

Quanti ne ha adesso?

"Centinaia, credo. Non riesco a contarli. Non entrano neppure più in casa mia. Li ho reperiti tramite il passaparola, i mercatini, le aste...".

Come avete iniziato a collaborare lei e Cresci?

"Fu lui a propormi nel 1996 di fare una mostra a Ellis Island, la “porta“ dell’immigrazione a New York, che offriva all’Italia questa grande possibilità per alcuni mesi. Lui era straordinario, girava per la Garfagnana a registrare storie e canzoni dei vecchi, raccoglieva materiali unici. Andammo a New York nel 1997 e fummo supportati da padre Gianfausto Rosoli, direttore del Cser, lo studioso Emilio Franzina e altri. Fu un bellissimo lavoro che sarebbe dovuto proseguire con un tour in altri Paesi dell’America Latina. Ma non andò così...".

Cosa successe?

"Purtroppo Paolo al ritorno da New York accusò i primi gravi sintomi di un male che lo uccise in tre mesi. Si fermò tutto".

Questa mostra è dunque soprattutto un tributo a Paolo Cresci?

"Certamente. C’è la sua figura dietro a questo lavoro. E la mostra, allestita nella Sala Tobino al piano terra di Palazzo Ducale, ha una sua prosecuzione ideale e anche fisica proprio qui a fianco nella sede della Fondazione che porta il suo nome, ora presieduta da Ave Marchi".

Cosa significa per Lucca e la sua storia?

"Per la città e per la Toscana, direi. Ogni famiglia ha una storia di emigrazione legata a un familiare, ma quello che ci fa capire questa mostra è che non si tratta solo di vecchi bauli pieni di ritagli o foto in bianco e nero. Si tratta di specchiarsi in una storia che è collettiva, di tutti. Ognuno ha il suo piccolo pezzo di questo grande puzzle che è nel nostro Dna".

A volte ce lo dimentichiamo?

"Sì. Come scrivo nel catalogo, che ha una splendida introduzione dello storico Franco Cardini, siamo diventati un Paese di immigrati, ma non dobbiamo scordare che eravamo il Paese degli emigranti. L’Italia post unitaria aveva 26 milioni di abitanti, mentre nel corso del secolo successivo 26 milioni di italiani sono emigrati nel mondo...".

E questa grande immagine qui di Corto Maltese?

"E’ lo spazio dedicato a Hugo Pratt, che offre anche uno spezzone del recente film dedicato all’artista veneziano e al suo periodo da emigrato in Argentina, iniziato nel 1949. Corto Maltese e il suo berretto da marinaio nascono lì a Buenos Aires".

Quindi anche il visitatore qui parte sulla nave... Che viaggio è?

"Un viaggio strepitoso e collettivo, fatto di avventura, paura, coraggio, sogno e disperazione".