Torna alla ribalta l’inchiesta della Procura sul cosiddetto “Sistema Vagli“. Ieri mattina ufficiali e agenti di polizia giudiziaria dei carabinieri forestali di Camporgiano, della Squadra mobile della Questura di Lucca, della sezione di pg della Polizia di Stato presso il Tribunale, nonché dei carabinieri della Compagnia di Castelnuovo Garfagnana hanno infatti eseguito il sequestro preventivo della cava “Prispola“, nel Comune di Vagli Sotto, gestita dalla Boana Cave s.r.l., con sede a Massa.
Il provvedimento di sequestro è stato disposto dal gip Antonia Aracri, nell’ambito dell’indagine condotta dal pm Salvatore Giannino che vede indagate decine di persone tra imprenditori, amministratori e dipendenti pubblici del piccolo centro della Garfagnana.
Le attività di indagine, tutt’ora in corso a cura delle forze dell’ordine che hanno operato il sequestro, hanno ricevuto un impulso decisivo dall’esame della documentazione sequestrata nel maggio 2020 che ha portato all’accertamento di ulteriori gravi condotte reato che vanno ad “aggravare il quadro indiziario già delineato”, come riportato dal GIP nel proprio provvedimento.
I terreni su cui insiste la cava oggetto di sequestro sono stati inquadrati proprio sulla base di quanto emerso da questi approfondimenti, come “il profitto del reato di corruzione”, per il quale “è prevista la confisca obbligatoria”. La zona della cava sequestrata, secondo la Procura, è stata oggetto di una complessa operazione speculativa orchestrata dall’ex sindaco Mario Puglia che sarebbe venuto in possesso illecitamente di questi fondi per poi rivenderli alla ditta estrattiva destinataria dell’autorizzazione alla coltivazione della cava aperta proprio su quei terreni.
Le aree in questione, di proprietà di società del gruppo Enel e, in alcuni casi, di alcune ignare persone fisiche, nel 2018 erano state inizialmente affittate senza alcun titolo da Mario Puglia a due imprese estrattive. Successivamente lo stesso Puglia, per giustificare il suo possesso, aveva redatto una lettera con la quale dichiarava falsamente di aver eseguito usucapione su quei terreni, rivendicandone il posseso ultraventennale. Chiaramente si trattava di usucapione non accertata giudizialmente, ma dichiarata unilateralmente da Puglia.
Secondo gli inquirenti, In un secondo momento tuttavia, Puglia aveva fatto usucapire i terreni ad un ultraottantenne della provincia di Massa Carrara, dal quale poi aveva riacquistato gli stessi terreni, munendosi così di un atto notarile attestante la sua proprietà sui beni immobili. Infine aveva venduto i terreni ad una ditta estrattiva la quale, in questo modo, chiedeva ed otteneva l’autorizzazione estrattiva su quei fondi.
Paolo Pacini