VINCENZO PARDINI
Cronaca

“Vigne e raccolti in malora“. Sos di un imprenditore

Emilio Filippi racconta il suo dramma: "Gli ungulati mi distruggono tutto. Non bastavano cinghiali e caprioli, qui liberano anche i fagiani per la caccia".

Emilio Filippi, 53 anni, imprenditore agricolo di Stabbiano

Emilio Filippi, 53 anni, imprenditore agricolo di Stabbiano

Emilio Filippi, classe 1972, da circa trenta anni, per sua scelta, svolge il lavoro d’imprenditore agricolo. Una vera e propria vocazione. Fin da piccolo si è sentito attratto dalla natura e la vita nei campi. A Stabbiano, dove vive, possiede quarantacinque ettari di terreno tra seminativo, vigneto e bosco. Altra sua passione è stato lo sport. Apprezzato lanciatore di martello, per quasi un ventennio ha gareggiato in tutta Italia con l’Atletica Virtus. La sua sarebbe dunque una vita tranquilla, non dovesse vedersela, al pari di molti altri agricoltori, con gli innumerevoli danni causati dagli ungulati e, nel periodo venatorio in cui vengono lanciati, anche dai fagiani.

“Per molto tempo - ci dice - nonostante la presenza dei cinghiali, non mi sono potuto lamentare dei raccolti. La situazione è peggiorata da una decina d’anni. All’aumento dei cinghiali, che vengono fino alla porta di casa, si sono aggiunti i caprioli. Se i primi mangiano l’uva strappando letteralmente le pigne, sfondano recinzioni e abbattono addirittura filari e pergole, i secondi distruggono i germogli delle piante scavalcando perfino reti di protezione e altro“. “Non bastasse - prosegue Emilio - in concomitanza con l’apertura della caccia, vengono lanciati i fagiani, riguardo ai quali, essendo la mia vigna giovane e bisognosa di consolidarsi, sono andato a farlo presente a un ente venatorio chiedendo che non liberassero questi volatili in prossimità del mio territorio. Mi hanno dato risposte vaghe e inconcludenti, e continuato a comportarsi come il solito“.

“Col risultato che da oltre due anni la mia produzione di uva e di frutti è andata in malora, e le mie fatiche in fumo. Inutile rivolgersi agli enti preposti: a uno di questi mi sono recato quando ancora i cinghiali non mi devastavano, come adesso, la vigna. Era il mese di settembre – conclude l’agricoltore - e un funzionario mi sollecitò, per ottenere qualche rimborso, a presentare domanda, e così feci. Ma per le verifiche che avrebbero dovuto fare, mi hanno chiamato a vendemmia ultimata. Alla mia risposta hanno replicato che allora era inutile venissero. Secondo loro non avrei dovuto vendemmiare in attesa di chi non viene mai. Non aggiungo altro, se non che mi sento abbandonato a deluso. Lavorare gratis è avvilente. Salvo appena l’orto, perché l’ho blindato...“.

Vincenzo Pardini