Lucca, 30 maggio 2024 – Il pienone agli spettacoli dal vivo, il successo impetuoso sui social e le incursioni in tv, l’ultima come ospite fisso di Alessandro Cattelan in “Da vicino nessuno è normale” in onda su Rai2 in prima serata, e a giugno continueranno le serate live con lo spettacolo “Molto pop”, prodotto da The Comedy Club, che lo porta in giro per tutta Italia. Francesco Fanucchi da Lucca, classe 1994, è uno di quei comici che non si pone limiti a priori: si può far ridere di e su tutto, non ci sono tabù.
Però, Francesco, un conto è parlare in un club o su un social, un altro dallo schermo della Rai. Cambia il linguaggio?
“Avevo già fatto degli interventi in tv, ma questa da ospite fisso è un’esperienza nuova. Dovessi scegliere un aggettivo direi ‘emozionante’. Certo, prima di tutto c’è una differenza di mezzo: sui social hai un controllo quasi totale sui tuoi contenuti, mentre in televisione ci sono più persone che lavorano con te, è un contesto più grande. E poi in tv sei tu che entri nelle case della gente, mentre agli spettacoli dal vivo il pubblico è tuo ospite. Diciamo che spero di riuscire a fare la mia comicità anche in contesti più strutturati”.
Tornando sui social, l’interazione con gli utenti può essere un’arma a doppio taglio: la gente sa essere feroce nei commenti.
"Intanto io cerco di rispondere ai commenti positivi, perché non vanno dati per scontati. Riguardo agli altri purtroppo capitano commenti aggressivi, è un tipo di comunicazione che incentiva lo scontro dialettico. Io ci ho fatto il callo, se l’insulto riguarda la mia fisicità lo ignoro perché lo trovo infantile e gratuito, se invece riguarda il mio lavoro allora lo prendo più in considerazione. Per fortuna non succede spesso”.
La tua comicità non sembra fermarsi davanti ai tabù, come insegna un re della comicità dei nostri tempi come Ricky Gervais.
"Essere accostato a lui è un enorme complimento. La mia idea è quella di raccontare il mio mondo e quello che mi circonda in chiave libera, senza tabù nemmeno di forma. Ci sono tanti modi per far ridere e il mio è questo- Sul palco posso essere una voce libera, posso essere me stesso in modo onesto. Il che, badate bene, non significa che tutto quello che dico sia vero o che lo pensi, talora sono modi per raccontare una certa mentalità, una certa tendenza. L’importante è che sembri vero”.
Tu lavori con la parola. In questi tempi il linguaggio si evolve con una velocità impressionante. Quanto è faticoso stare al passo?
“E’ faticoso perché, così come il linguaggio, anche la sensibilità delle persone si evolve velocemente. Io penso però che a contare sia il modo in cui si usano le parole più che le parole in sé. La forma da sola talvolta è perfino ipocrita. Riconosco di essere combattuto sul tema: da una parte riconosco l’importanza del linguaggio, dall’altra rischia di essere un freno al racconto della realtà”.
La satira politica sembra essere morta o comunque non passarsela per niente bene.
"Mi pare che il pubblico che i comici siano ritrosi al tema, forse in passato c’erano figure di un tale spessore che farli ‘a pezzi’ dava più soddisfazione. Ora fanno un po’ tutto da soli. Ma credo che si possa fare satira con uno sguardo più ampio, più sulla società che sui partiti. E anche quella è satira politica”.
Fanucchi, cognome lucchese che più lucchese non si può. Ma da un punto di vista artistico ti riconosci nella scuola toscana della comicità?
"Sento la mia toscanità, è la mia terra, artisticamente sono nato a Pisa, grazie all'associazione Locura Comedy. Ma non rimarco la toscanità sul palco: non per ‘snobberia’ ma perché negli anni è un tasto sul quale è stato battuto spesso. Diciamo che il mio obbiettivo è raccontare qualcosa di più contemporaneo, la Toscana che ci riguarda, non solo quella da cartolina”.