FABRIZIO VINCENTI
Economia

Chiudono due negozi orientali: crisi e caro-affitti colpiscono anche loro

Saracinesche chiuse al negozio di via Santa Lucia e in via Fillungo

Via Santa Lucia con le saracinesche abbassate

Lucca, 2 agosto 2016 - Tempi duri. Anche per i figli del Dragone. Quando ci sono di mezzo la crisi economica e gli affitti alle stelle, anche per il composito mondo dell’imprenditoria cinese, che persino a Lucca sta conquistando, metro dopo metro, spazio, sono dolori. Ne sanno qualcosa gli imprenditori con gli occhi a mandorla, che nel giro di poco tempo avevano aperto in pieno centro storico ben due punti vendita della catena di abbigliamento «Kompl8».   Uno in via Fillungo, all’angolo con via Mordini, inaugurato a fine 2015, l’altro in via Santa Lucia aperto a inizio 2016, al posto di una storica attività specializzata nella vendita di scarpe. Pochi mesi e addio. Con il secondo esercizio che dopo aver esposto per qualche settimana il fatidico cartello, tracciato con il pennarello, «liquidazione totale», ha già chiuso i battenti.    Il 31 luglio è stato il suo ultimo giorno: la serranda è già abbassata. Sorte analoga, con ogni probabilità, toccherà al punto vendita di via Fillungo, dove non è ancora esposto il cartello con il riferimento alla liquidazione, ma dove i giochi sembrano comunque fatti. Dura dunque davvero poco l’avventura in terra lucchese di questi imprenditori cinesi che, a differenza di altre realtà, forse consci di una certa istintiva reticenza da parte del pubblico verso le attività di abbigliamento gestite direttamente da cinesi considerate di qualità modesta, avevano deciso di inserire in negozio commesse di origine italiana. Un modo per «rassicurare» la clientela e facilitare la comunicazione. Ma a quanto pare non è bastato per far girare bene gli affari.     La presenza di attività cinesi, soprattutto nel campo dell’abbigliamento, come in via San Paolino, nella gestione di centri massaggio e di bar tabacchi rimane comunque elevata sul territorio. In entrambi i casi i fondi, naturalmente, sono destinati a trovare un’altra destinazione. Le zone centrali, del resto, consentono ancora di attrarre catene commerciali disposte a pagare anche consistenti canoni mensili di affitto. E una delle principali ragioni della chiusura di attività tradizionali, con conseguente progressivo snaturamento del centro storico, sta proprio negli elevati, talvolta elevatissimi, canoni di affitto. Un business che sta arricchendo i proprietari degli immobili, ma al tempo stesso sta anche impoverendo notevolmente il tessuto commerciale cittadino. Forse irrimediabilmente.