Un film di informazione e denuncia. "La grande scommessa"? E' vinta

Recensione a cura di Nazareno Papucci di Project Movie

Brad Pitt ne "La grande scommessa" (Ansa)

Brad Pitt ne "La grande scommessa" (Ansa)

Lucca, 21 gennaio 2016 - “Non è ciò che non conosci che ti mette nei guai, è ciò che dai per certo che non lo è...”. E’ con questo aforisma di Mark Twain che prende vita la pellicola di Adam McKay "La grande scommessa" impreziosita dal cast stellare composto da Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling e Brad Pitt. Anno 2005 Il mercato immobiliare americano gode di ottima salute. I mutui e prestiti, preferibilmente a tasso variabile, vengono concessi a chiunque senza troppe distinzioni. Michael Burry (Christian Bale), manager di un fondo speculativo, è il primo ad accorgersi dell’instabilità del sistema dettata anche dalla vendita smodata di pacchetti azionari (Cdo – obbligazioni di debito collateralizzate) pressoché nulli ed etichettati in maniera fraudolenta. Decide pertanto di fare il giro delle banche, tra cui la famosa Golman Sachs, e scommettere sostanzialmente contro l’andamento del mercato, e considerato il florido periodo nessuno glielo nega. Jared Vennet (Rayan Gosling), broker finanziario, viene a sapere dell’operato di Burry e consapevole della giusta previsione, decide di mettersi in contatto con il trader Mark Baum (Steve Carrell) convincendolo ad unirsi a lui nella quota da investire sul crack.

Nel contempo due avidi e giovani investitori Charlie e Jamie, scoprono casualmente un volantino di Vennet e convinti decidono di partecipare all’operazione finanziaria, chiedendo aiuto all’eccentrico banchiere Ben Rickert (Brad Pitt). Narrare le vicende che hanno portato al crack economico americano del 2008 non è cosa da tutti. Wall Street, fondi di investimenti, impianti finanziari, sistemi pensionistici, agenzie di rating, termini tecnici come obbligazioni, Cdo, Cdo sintetici, mutui e prestiti AAA o BBB, e tanto altro ancora, sono elementi scoraggianti per la maggior parte degli spettatori, ignari del funzionamento della tortuosa giostra finanziaria; La Grande Scommessa oltre ad essere un film-denuncia sia del passato che del futuro prossimo, è innanzi tutto un film di informazione. Adam McKay è consapevole che questo adattamento cinematografico è di estrema difficoltà e nel timore di scivolare in una mera rappresentazione documentaristica, pone la pellicola come una continua esposizione esplicativa, attraverso la narrazione alternata dei personaggi Burry e Vennet che si rivolgono direttamente al pubblico in modo simil-pubblicitario.

Il tutto supportato da continue spiegazioni nei vari dialoghi tra i protagonisti e soprattutto da esemplificazioni confezionate a 'metafora' grazie ai lussuosi, e quanto mai contestuali, cammei di Margot Robbie, Anthony Bourdain e Selena Gomez (tutti rigorosamente nel ruolo di se stessi). E come in una casa, per la quale si richiede alle banche un mutuo o prestito, queste sono le fondamenta sulle quali gli sceneggiatori (Charles Randolph e appunto Adam McKay) costruiscono la storia di questi “Hateful Six”. Con una distribuzione scenica equa vengono raccontate le vicende dei personaggi correlate anche dalle loro declinazioni caratteriali di fronte a questo scenario surreale ed economicamente catastrofico: emergono lungimiranza ed avidità, ma anche incuranza del disastro finanziario in cui incombe l’intera società americana (fatta eccezione per i personaggi di Carrel e Pitt, speculatori sì ma avvolti da una celata etica). L’ambientazione, estesa principalmente tra il 2005/2008, scorre in modo fluido ed il regista, saggiamente, tiene viva la concentrazione dello spettatore, sostituendo i periodi morti del triennio con lo scorrimento di immagini di repertorio storiche che mantengono il pubblico discente sui binari della realtà.

La direzione proposta da McKay è a dir poco schizofrenica. Si passa molto velocemente da una scena all’altra, a inquadrature classiche e improvvisi primi piani degli attori protagonisti; insieme all’argomento trattato, complicato di per sé, ed al montaggio, a volte anche disordinato, veniamo proiettati nella vera anima turbolenta e caotica delle dinamiche Wallstreetiane che come il valore di un titolo di borsa, velocemente schizza verso l’alto ed altrettanto rapidamente sprofonda verso l’inquietante abisso. Grazie al suo importante passato di regie e sceneggiature per commedie (la sua carriera artistica nasce appunto dal Saturday Night Live) non mancano di certo freddure e inquadrature comiche, che strappano al pubblico inevitabili risate confezionando la pellicola in stile black-comedy discostandola da un opera puramente drammatica. Nominato a ben 5 statuette (tra cui Miglior film), La Grande Scommessa si pone come serio candidato alla vittoria del premio più prestigioso grazie anche ad una sceneggiatura solida ed un cast (dal quale spicca Christian Bale, candidato come Miglior Attore Non Protagonista) che sicuramente aiuta e rappresenta un anello fondamentale di questa catena finanziaria prossima allo spezzamento. Voto 8: che  dire… Scommessa vinta!