Carrara, 27 gennaio 2020 - Riapre il Teatro degli Animosi di Carrara con “Il giardino dei ciliegi” di Cechov un’esclusiva regionale firmata dal regista premio Ubu Alessandro Serra. Con la riapertura del Teatro degli Animosi a Carrara dal 29 gennaio (ore 21) va in scena in esclusiva regionale il nuovo spettacolo del regista premio Ubu Alessandro Serra. Si apre così un cartellone frutto della collaborazione fra l’amministrazione comunale e la Fondazione Toscana Spettacolo onlus fortemente incentrata sulla scena contemporanea. Dopo il successo di Macbettu, migliore spettacolo del 2017 per la giuria dell’Ubu, Alessandro Serra porta adesso in scena Il giardino dei ciliegi.
Dice Alessandro Serra: "L’ultimo dramma che Cechov scrisse pochi mesi prima di morire, nel 1904 viene allestito con una scena minimale, con al centro soltanto gli attori, le luci e pochi oggetti. Prende quindi vita un testo che parla di crisi – una proprietà che va all’asta – ma anche di cementificazione e distruzione di alberi, poiché sul giardino dei ciliegi sorgeranno delle villette. Il giardino dei ciliegi racconta di alberi che vengono abbattuti per edificare villette col dichiarato intento di trasformare i villeggianti in proprietari. Ljuba ha dissipato tutti i suoi averi a Parigi con amori impossibili e ora la sua tenuta sta per essere venduta all’asta. Lopachin le offre la possibilità di salvarla e Ljuba rifiuta, sembra anzi totalmente disinteressata alla cosa. Perché Ljuba e Gaev non accettano di salvare il giardino? Perché sono così ingenui? Allora come oggi una certa classe sociale veniva privilegiata".
"La nobiltà era sempre tutelata da leggi e privilegi bancari che salvaguardavano sempre i patrimoni. Facilita di ipoteche e addirittura amnistie che cancellavano debiti di milioni di rubli. Il ministro degli interni dell’epoca aveva favorito i proprietari terrieri concedendo loro mutui e prestiti che spesso non venivano restituiti. Ecco perché Ljuba e Gaev non accettano di salvare il giardino. Sono convinti che comunque vada saranno salvi. Per il resto si va oltre il contemporaneo, nel giardino va in scena la vita vivente raccontata, come sempre in Čechov, con tutte le sue tenerezze e meschinità. Il giardino dei ciliegi e il capolavoro che apre il Novecento, e ne anticipa sorprendentemente i tratti salienti: le grandi dittature, il capitalismo, la distruzione della natura in nome del progresso e dello sviluppo".