Maria Nudi
Cronaca

"A Massa tanti adulti riscoprono i valori della cresima"

Don Luca Franceschini analizza i dati dei sacramenti sul territorio. "Una percentuale positiva, è importante la partecipazione delle famiglie"

Don Luca Franceschini

Massa, 17 novembre 2019 - La lettera che Don Tommaso Forni, viceparroco di San Caprasio ad Aulla, con cui ha lanciato un appello alle famiglie dei bambini che fanno catechismo affinché vivano con loro questa esperienza che li accompagna alla comunione, ha suscitato un dibattito su come la comunità apuana viva l’esperienza religiosa e si avvicini a due sacramenti importanti come la prima comunione e la cresima. I dati statistici danno una fotografia numerica e asettica: nel 2018 sul territorio apuano sono nati 1.238 bambini dei quali 899 sono stati battezzati. Le cresime sono state 850 per quanto riguarda i ragazzi mentre gli adulti che si sono accostati alla cresima sono stati 15. Circa 900 i bambini che hanno fatto la prima comunione, tenendo conto che la composizione del territorio abbraccia anche bambini che non sono di fede cattolica e famiglie lontane dalla chiesa. Abbiamo chiesto a Don Luca Franceschini, volto conosciuto della Diocesi e parroco di due parrocchie, Madonna del Monte e la Rocca, di approfondire questo panorama.  

Don Luca, come commenta il dato statistico sulle cresime e sulle comunioni? «E’ un dato – spiega don Luca Franceschini – tutto sommato positivo. L’età della Cresima si colloca in un momento molto delicato dell’adolescenza dove, in particolar modo in questo momento storico, gli adolescenti sono presi da tante cose, dallo studio, da altri impegni. E’una età delicata e complessa dove, sembra banale dirlo, non c’è neanche il tempo per prepararsi a questo sacramento: quindi la percentuale del nostro territorio diocesano è positiva. E’ piccola la percentuale, tenendo presente il numero dei bambini sono nati e di quanti sono stati battezzati, di quei ragazzi che non si accostano al sacramento. Va tenuto presente il ruolo della famiglia con la quale proprio nell’età della cresima il ragazzi possono essere in conflitto».  

Lei segue due parrocchie: qual è la sua esperienza? «E’ un’esperienza positiva. Abbiamo un gruppo di catechisti, un un gruppo di giovanissimi ed un gruppo di giovani: è importante perché sono l’accoglienza».  

Cosa si può fare per avvicinare le famiglie e gli adolescenti in modo più efficace alla comunione e alla cresima? «Il parroco e la comunità parrocchiale – spiega don Luca – devono parlare il linguaggio del cuore, delle emozioni e del vissuto. Non è una cosa facile: è più facile parlare ai bambini delle prime comunioni rispetto agli adolescenti che si devono accostare alla cresima. La partecipazione delle famiglie è fondamentale».  

Nel 2018, 15 adulti hanno fatto la cresima: come nasce questo desiderio? «Alcune persone decidono di fare la cresima perché si preparano al matrimonio, altre perché magari in famiglia sono scelte come padrino o madrina. E poi c’è chi decide di farla perché ha ritrovato la fede e la spinta a fare questo cammino».  

La prima comunione può gravare sul bilancio delle famiglie: come le parrocchie vengono incontro a questo aspetto? «La nostra comunità – dice don Luca – ha deciso che coloro che si accostano alla prima comunione, abbiano tutti lo stesso abito con una spesa minima di circa 40 euro. E se una famiglia è nel disagio provvediamo noi. Inoltre per i fiori provvede la parrocchia, le famiglie danno una offerta libera ed anonima. Non possiamo incidere sulla spesa del pranzo e non mi meraviglierei del fatto che alcune famiglie chiedano un prestito per farlo».  

Come si possono avvicinare le famiglie e i bambini e i giovani alla chiesa? «Seguendo il consiglio di Papa Francesco: la parrocchia non deve essere una dogana, ma un posto libero e aperto a tutti». © RIPRODUZIONE RISERVATA