Un bando rivolto agli allevatori toscani che esercitano il pascolo di ovini, caprini e bovini, ovvero quelle specie di interesse zootecnico particolarmente esposte agli attacchi dei grandi predatori. Regione Toscana ha predisposto la misura, in uscita a febbraio, che prevede un pagamento annuale (per 5 anni) per ettaro di superficie pascolata, per garantire la presenza dell’attività zootecnica con quella di grandi carnivori. Cani da guardiania, soprattutto il pastore abruzzese, oppure recinzioni anti-lupo nelle varianti anti salto, anti scavo o elettrificate: misure di protezione delle greggi, molto costose e che fino ad oggi erano interamente a carico degli allevatori costretti a convivere a proprie spese con la presenza del lupo, il più temuto dei grandi carnivori. Ben vengano, quindi, aiuti a quel che resta oggi della pastorizia: ne è convinto Willi Reggioni, responsabile del ‘Wolf Apenines Center’, centro permanente del Parco dell’Appennino Tosco Emiliano e riferimento istituzionale per la gestione del lupo su scala interregionale.
"Il bando – spiega Reggioni – porta linfa ad un settore già pesantemente in crisi. È la prima volta che vengono destinati contributi di questo tipo direttamente agli allevatori. È evidente che, essendo il lupo considerato specie protetta, le istituzioni si debbano anche fare carico dei costi di gestione di questa specie. Oggi se si verifica un danno, ovvero la predazione su un animale, quest’ultimo viene indennizzato così come lo sono i costi di smaltimento della carcassa". Ovviamente con delle regole: l’animale dev’essere registrato. Non è l’indennizzo, secondo Reggioni, la via maestra ma quella del bando: "Lo spirito giusto è tentare di minimizzare l’impatto predatorio del lupo sulle greggi mettendo in campo, appunto, interventi di prevenzione".
La prima ricomparsa del lupo nella porzione settentrionale dell’Appennino risale alla fine degli anni ‘80. "Oggi tale porzione, che comprende anche la Lunigiana, è interamente occupata dalla presenza stabile del lupo che si è anche spinto sulla costa ligure e della Versilia" dichiara il presidente del Parco Fausto Giovannelli che, a sua volta, plaude al bando. In nessun modo però, ci tiene a precisare Reggioni, si deve confondere il conflitto tra lupo e attività zootecniche, che è sempre esistito da quando il lupo è tornato alla fine degli anni ‘80 in Appennino, con la ragione il suo avvicinamento ai centri abitati.
"L’avvistamento in contesti antropizzati è il motivo per cui i lupi finiscono sul giornale: questo è un tema che ha a che fare con la paura ancestrale del grande carnivoro – spiega il consulente del Parco – . C’è però da tener presente che oggi il rischio è zero ma domani potrebbe non esserlo più. È importante non innescare meccanismi di abituazione: se facciamo abituare il lupo a noi, c’è il rischio che possa assumere comportamenti più audaci".
Michela Carlotti