MASSA
Occorrerà attendere il 29 novembre per conoscere la decisione della Corte d’Appello di Genova, III sezione penale, nel processo che vede l’avvocato Silvio Manfredi, del Foro di Massa, imputato per il reato di estorsione, sia tentata che consumata, commessa ai danni di un’anziana coppia di suoi assistiti. Giusto ricordare che a Massa il processo, celebratosi nella forma di rito abbreviato, si era concluso in primo grado con una sentenza di assoluzione. La Procura Generale, che aveva avocato l’inchiesta, aveva fatto appello, cosa che è avvenuta anche ad opera delle parti civili difese dagli avvocati Davide Cariola ed Erica Bertola. Ma ricapitoliamo un minimo la storia. I due coniugi si erano rivolti al legale per ottenere il risarcimento per la morte prematura del loro unico figlio, deceduto in giovane età a causa di un grave incidente stradale. Secondo l’ipotesi accusatoria il legale, dopo aver quantificato i propri onorari in 290mila euro, si impegnava a ridurre “a stralcio” il proprio credito a 94.340 euro a condizione che 60mila gli venissero subito corrisposti in contanti e senza fattura. Sempre secondo l’accusa, di fronte al no dei coniugi, che gli avrebbero ricordato di aver già pagato acconti “in nero”, il professionista minacciava di chiedere al giudice civile l’intera somma dovutagli (290 mila euro). Cosa che poi faceva, senza neppure detrarre le somme già corrisposte a titolo di acconto (tra pagamenti in assegni e in contanti). Martedì scorso, a Genova hanno reso dichiarazioni sia la persona offesa che l’imputato (difeso dall’avvocato Francesco Marenghi di Pisa). Il Procuratore ha chiesto che Manfredi venga condannato a 2 anni e 4 mesi (pena già diminuita in virtù della scelta del rito). Adesso sarà la Corte a stabilire chi ha ragione.
A.Lup.