Il picco di pioggia di questi giorni, dopo settimane di sole, caldo e siccità, ha trascinato a valle anche terre e detriti dai versanti delle montagne e con loro una grande quantità di polvere bianca di marmo, prodotta dalle attività estrattive a monte che hanno finito per trasformare il Frigido color latte. Lo mostrano bene le foto scattate da Venanzio Ricci all’altezza della fontana di Canevara: fiume torbido, troppo, quasi marrone anche a causa della presenza di terra ma dove spicca comunque il bianco della marmettola in sospensione. Evidente il distacco con altri torrenti e ruscelli della zona, dove l’impatto delle cave è inferiore e il picco di ‘sporco’ delle terre dura molto meno in confronto a quanto accade con la polvere di marmo.
Nel mirino in particolare ci finiscono le cave nel bacino del Frigido, quello che maggiormente ha contribuito a tingere il Frigido di bianco, mentre dal Santo verso monte l’acqua è tornata limpida dopo la prima fase torrentizia.
Difficile capire l’esatta provenienza dell’inquinamento, come sempre, anche se i dati provenienti dalle centraline di Arpat farebbero pensare alla zona di Madielle. Una segnalazione che solleva ancora una volta il problema dell’impatto dell’attività estrattiva e i numeri registrati dalle centraline di Arpat evidenziano un picco di torbidità in molti dei corsi d’acqua controllati. Se a cose normali la torbidità dovrebbe aggirarsi attorno al valore ‘1’ o molto vicino, ad esempio, il Cartaro Grande ha fatto segnare un picco di 33 attorno alle 2 nella notte fra domenica e lunedì.
A Canevara il picco di torbidità, vicino al valore di 400, è arrivato lunedì alle 16 circa, oltre i 100 anche attorno alle 2 della mattina di lunedì. A Forno torbidità da 25 a 30 nella fascia oraria dalla mezzanotte fino alle 6 di mattina di lunedì. A Carrara il Carrione alla pesa di Miseglia ha raggiunto per due volte valori quasi record: oltre 300 e fino a 440 sempre nella notte fra domenica e lunedì e ancora lunedì mattina fra le 12 e le 16.