di Daniele Rosi
"Sono nata a Teheran ma mi sento carrarina". Non ha nessun dubbio al riguardo la 34enne Anahita Vakil Mozafari, di origine iraniana, ma cresciuta fin da quando aveva pochi mesi sotto l’ombra delle Alpi Apuane. Nel raccontare la sua storia, la donna non nasconde un certo orgoglio per la sua vita adolescenziale trascorsa in città: una terra che ha accolto a braccia aperte lei e la sua famiglia, e che pochi anni dopo, una volta iniziato il percorso scolastico, le ha permesso di farsi degli amici e diplomarsi al liceo.
Dopo la laurea in relazioni internazionali, Anahita ha trovato lavoro a Milano come product manager in una piattaforma di ricerca lavoro. Ciò non le ha però impedito di lasciarsi nel cuore Carrara e la sua gente. Anche nel raccontare la sua infanzia, si percepisce tra le parole della donna un grande affetto nutrito per la città. "Sono arrivata quando avevo 6 mesi insieme alla famiglia – racconta Anahita, che messo da parte il velo si è data da fare per costruirsi qui un futuro – e sono rimasta fino ai 18 anni. Mia sorella invece è nata direttamente a Carrara. Ho tanti amici della zona con cui mi sento ancora e ogni volta che torno, e lo faccio sempre volentieri, è una grande emozione". Gli anni trascorsi a Carrara rappresentarono un periodo in cui in Italia l’informazione su ciò che avveniva in Iran in merito ai diritti umani era più frammentata rispetto ad oggi. Da qui le riflessioni anche delle persone provenienti da quel paese, proprio come Anahita, circa la necessità di spiegare meglio e raccontare le peculiarità dell’Iran.
"Il periodo del liceo non è stato complicato – spiega – perché tutto sommato ero riuscita subito a integrarmi bene e mi sono sentita a mio agio. Se devo fare una critica, nei miei anni di scuola vi fu poco o per nulla interesse sul tema dei diritti e delle lotte civili in Iran; erano argomenti poco sentiti e lo capivo anche dal tipo di domande che a volte mi venivano poste. Se proprio devo notare un problema di quegli anni, direi il bullismo; anche se io non sono mai stata un bersaglio". Una percezione globale che, almeno nel nostro Paese, pare che stia cambiando, soprattutto nelle nuove generazioni, maggiormente aperte all’ascolto e più sensibili a temi importanti come possono essere i diritti civili, le religioni o le tematiche lbgt.
"Oggi l’informazione che arriva dall’Iran, nonostante ci siano alcune imprecisioni, è migliorata – sottolinea Anahita – e penso che anche l’educazione delle famiglie ai ragazzi sia cresciuta. I giovani di oggi mostrano molta più sensibilità sulle tematiche dei diritti civili, e sono temi che non vanno dati per scontati nemmeno in Italia, perché basta abbassare di poco la guardia per andare indietro di anni". Un concetto, portando la sua esperienza di donna iraniana, con parte della famiglia che ancora oggi vive in quel Paese, che Anahita prova ogni tanto a spiegare anche a giovani e meno giovani, con incontri e dibattiti per parlare della situazione politica attualmente vigente in Iran. Lunedì scorso la donna, invitata dagli studenti dello scientifico ‘Marconi’ insieme a tre attivisti di Amnesty International, ha parlato nella sala Michelangelo della Imm portando la sua testimonianza sui meccanismi e le particolarità dell’Iran. "E’ stato un piacere doppio perché ho avuto modo di tornare anche a Carrara – conclude Anahita – e ho avuto la conferma, dalle domande fatte, che le nuove generazioni hanno più a cuore questi temi rispetto alla mia generazione".