Antona e Modena tra fiaba, storia e leggenda. Antona si prepara per festeggiare San Gemignano Vescovo, protettore dell’antico borgo e patrono di Modena. Da un millennio, in ambito sacro, il 31 gennaio viene riproposta la ricorrenza del santo, di origini modenesi, la cui morte è datata il 31 gennaio 397 d.C. all’età di 85 anni. Le campane dell’antica chiesa di Antona sono già sciolte per la novena e già si respira aria di festa, accolta con un triduo di preparazione.
Oggi, alle ore 18, nella chiesa di San Gemignano, verrà proposta la lettura animata dal libro ’La fiaba del monte Tambura’ di Angela Maria Fruzzetti (Tara editoria), un percorso che affonda le radici dentro la storia della nostra terra, sulle tracce della settecentesca via Vandelli. Le letture animate saranno a cura di Giorgia Minchella e Laura Manfredi mentre ’strani’ personaggi in costume si aggireranno tra le colonne della chiesa: Guido Bertuccelli nella veste del brigante della via Vandelli, Donatella Cappè che rappresenterà la strega delle Apuane mentre Sara Chiara Strenta interpreterà la duchessa Maria Teresa Cybo Malaspina, protagonista della fiaba. I protagonisti faranno rivivere le vicende della via Vandelli, dal sogno iniziale di unire Modena al mare all’abbandono del tracciato, impraticabile per il ghiaccio e perché infestato da briganti, fino al suo utilizzo nella seconda guerra mondiale da file di donne sulla via del sale, salvezza della popolazione apuana.
La fiaba è stata scelta da don Primiero Scortini, parroco della parrocchia di Antona, perché ripercorre le tracce del nostro passato, necessario per affrontare meglio il futuro. San Gemignano è ricordato anche per il suo potere sui demoni e tra le leggende si narra che, quando era Vescovo di Modena, custodisse nella sua canonica un tamburo pieno di spiriti maligni. Partì per una missione e lasciò il tamburo in custodia alla madre con la raccomandazione di non toccarlo. La madre non riuscì a trattenersi, con un ago fece un forellino nella pelle del tamburo e gli spiriti se ne andarono. Al suo ritorno, rendendosi conto dell’accaduto, Gemignano rimase impietrito. Quando partì per una nuova missione, salutò la madre con una stretta di mano e questa si ritrovò con due dita del figlio staccatesi dall’arto. Quelle due dita, indice e medio, pare siano state collocate in una reliquia conservata tutt’oggi nella chiesa di Antona.
L’evento di oggi è aperto a tutti. Il libro è stato illustrato dagli alunni della scuola suore Maria Missionarie, oggi Istituto Giacinto Bianchi.