Massa, 5 novembre 2024 – “Dio t’ ne rend mer’t”, “Di ‘el facc”, è la frase che accompagna la distribuzione del ’Ben dei morti’, un’antichissima ricorrenza di misericordia e carità in cui le famiglie benestanti offrivano cibo ai poveri in suffragio delle anime dei defunti. Un rito che è andato avanti fino al secondo dopoguerra, diminuito con il miglioramento socio economico delle famiglie. Tuttavia, da antica usanza si è trasformata oggi in una attesa ricorrenza annuale che pulsa nel cuore del millenario borgo di Antona, grazie a Maria Giovanna Pitanti da un gruppo di paesani. Complice la bella giornata di sole, circa un centinaio di persone hanno preso parte a questo appuntamento del 2 novembre.
“Lo propongo da oltre un decennio – osserva Maria Giovanna – in ricordo dei miei defunti, delle persone care che se ne sono andate. Lo faccio in loro memoria, ma lo faccio anche per non dimenticare il rito, per trasmetterlo alle nuove generazioni con la speranza che possano portarlo avanti. Al tavolo del ’Ben dei morti’ cerco sempre di invitare persone che possano dare continuità a questa tradizione che si perde nella notte dei tempi. Soprattutto i giovani del paese in segno di riconoscimento, in quanto sono ragazzi che si stanno impegnando per mantenere vive le nostre usanze, e li ringrazio”. Una tavola imbandita già dalle prime ore del mattino, nel via-vai di amici e conoscenti pronti a ricevere il ’Ben dei morti’ dopo la messa officiata da don Primiero Scortini e la visita al cimitero locale. Da giorni Maria Giovanna è all’opera con alcuni paesani per preparare il banchetto del ’Ben dei morti’ con specialità tipiche antonesi: tordelli, baccalà marinato, trippa, castagnaccio con ricotta, torta di castagnaccio, torta di riso salata (putta), focacce e salumi nostrali.
“Lo facciamo anche per dire grazie ai ragazzi che si stanno impegnando per il paese – aggiunge Adriana Mariotti, mentre Andrea Mannini e Giorgio Sartini scodellano un castagnaccio dopo l’altro dai testi di ghisa. “E’ una tradizione molto radicata che sentiamo ancora oggi – spiega Nedda Mariotti Giromella –. Penso che in città abbia prevalso Halloween, giunto dai paesi anglosassoni. Qui Halloween non è arrivato. I nostri giovani il 1 novembre hanno festeggiato in piazza la ’Festa della filza’, ovvero il rosario fatto di castagne e mele rotelle, come si faceva una volta”.
Giovani che hanno fatto gruppo, attenti alle tradizioni del paese: “E’ Giovanna che ha riproposto questa tradizione – spiega Simone Cattani –. Io ricordo qualcosa di simile durante la mia infanzia, poi nessuno ha più fatto nulla. Noi cerchiamo di ripercorrere queste tracce e ringraziamo Giovanna”.
In piazza “abbiamo visto un bel riscontro – aggiunge Gabriele Balloni –. Il ’Ben dei morti’ non lo conoscevo perché abitavo in città. Credo fermamente che queste tradizioni vadano portate avanti nel rispetto dei nostri avi e soprattutto per farle conoscere e trasmetterle ai bambini”. Un racconto fatto di preghiere, culto dei defunti, memorie di un tempo andato, condivisione di antichi sapori conditi da opere di carità che, soprattutto nella nostra era, fanno bene allo spirito.