Andrea Luparia
Cronaca

Apre la caccia, cinghiali nel mirino ma le doppiette sono sempre meno

In provincia di Massa Carrara i cacciatori sono circa 4mila. E gli ungulati sempre di più

 Oggi inizia la caccia. Nella nostra provincia le doppiette sono quasi 4mila

Oggi inizia la caccia. Nella nostra provincia le doppiette sono quasi 4mila

Massa, 17 settembre 2017 - «FATE attenzione. Nei boschi si va con abiti che si possono vedere, a colori vivaci, meglio se fosforescenti. E anche il berretto deve essere visibile». A lanciare questo appello è Massimo Rossi, presidente della Federcaccia di Massa . Oggi inizia la stagione di caccia e buona parte dei quasi 4mila seguaci di Diana presenti in provincia saranno nei boschi e nelle montagna che partono da Montignoso e finiscono a Zeri. Il mondo dei cacciatori si presenta a questo nuovo appuntamento a ranghi ridotti. Sono lontani i tempi in cui i cacciatori in provincia erano un piccolo, grande esercito. Oggi sono tra i 3.800 e i 4mila. E il nucleo più forte è a Massa.

«Solo noi di Federcaccia a Massa siamo in 700 iscritti, poi ci sono gli aderenti alle altre associazioni – spiega Rossi». Ma rispetto a quei tempi sono cambiate tante altre cose. Basta guardare la selvaggina. Chi scrive ha visto e fotografato un cinghiale nel parco di Villa Massoni. A 20 metri, non di più, dalla piazzetta dove si parcheggia o si beve l’acqua alla fontana. Ma lo stesso Rossi ieri ha rivelato un dato interessante. «Io abito alla Rocca e poco tempo fa abbiamo visto due cervi, adulti, con il loro cerbiatto. Non si erano mai visti così vicini alla città e alle case». Il moltiplicarsi dei cinghiali (ce ne sono migliaia in provincia) ma anche dei cervi e degli altri ungulati ha effetti devastanti sulle coltivazioni. Senza contare che la femmina di cinghiale, quando ha i piccoli, è pericolosa per chi l’incontra, anche casualmente, in un bosco. Ma le doppiette non hanno a disposizione solo gli ungulati. «In Toscana per legge regionale dopo il 15 agosto non è più possibile lanciare selvaggina – spiega Rossi – ma prima sì e sono stati lanciati fagiani, starne e altri volatili». Tutti animali (questi volatili), cresciuti in cattività (poco più che polli, insomma) ma l’allevamento e il lancio avvengono grazie ai soldi degli stessi cacciatori.

E l’aumento della spesa è uno dei motivi che hanno portato al calo numerico dei seguaci di Diana. «Il passato ogni cacciatore pagava alla Regione Toscana 50 euro. Oggi la Regione non prende un soldo ma diamo 100 euro all’Atc, l’ambito territoriale di caccia. Che con quei soldi deve anche pagare i danni che gli animali selvatici causano agli agricoltori. In caso di incidente tra un cinghiale e una vettura, invece, paga la Regione». E a proposito di costi, ci sono il cane, il fucile, le cartucce, l’abbigliamento eccetera. Cacciare costa caro.