"Apripista per lotte ideologiche". Lo sfogo della Fiordichiara B

Macchione, l’amministratore della cava, parla di un piano di rientro trascurato ma vantaggioso per il Comune "Per una lotta politica si mettono a rischio 10 famiglie. Siamo vittime di un’aggressione ingiustificata".

"Apripista per lotte ideologiche". Lo sfogo della Fiordichiara B

"Apripista per lotte ideologiche". Lo sfogo della Fiordichiara B

"Frastornato e amareggiato". Alessandro Macchione, l’amministratore della Fiordichiara, la cava a cui il Comune ha tolto la concessione per morosità, ripdende l’intera vicenda. "Il 29 settembre il dirigente del Marmo Giuseppe Bruschi con una determina ha dichiarato la decadenza della concessione. Sul debito scaduto di circa 60mila euro a titolo di canoni di concessione e contributi all’escavazione maturato nei confronti del Comune, ha proseguito commentando che "la causa del debito non è certo la volontà di non pagare, ma è dovuta alla congiuntura economica sfavorevole, che ha determinato una battuta d’arresto nella vendita del marmo e ha messo l’azienda a dover scegliere se pagare dipendenti e fornitori o il Comune Ho privilegiato i primi e le loro famiglie – precisa Macchione – Il Comune ha revocato un precedente piano di dilazione concesso nel giugno 2021, ed ha avviato senza preavviso l’iter del regolamento sugli agri marmiferi – prosegue l’industriale –. Mi sono immediatamente reso disponibile a pagare al Comune, non l’importo delle rate scadute, ma tutto l’ammontare del piano di rateizzo, e quindi per essere precisi la somma di euro 478 mila e 310,47 euro. Il pagamento di questo importo estingue il debito con notevole anticipo visto che la dilazione concessa arrivava fino al 2026. Dopo la notifica al Comune – prosegue la nota – non ho ricevuto risposta, ma confido nel fatto che l’amministrazione agisca nell’interesse pubblico, senza, per motivi ideologici, creare danno all’erario e quindi a tutti noi. Quello che temo è che la situazione sia stata strumentalizzata a fini politici nella battaglia tra gli opposti schieramenti. La mia è un’azienda che si è creata con i sacrifici e l’aiuto dei miei operai – scrive ancora Macchione –. Sono in 10, hanno famiglia e i loro stipendi sono sempre stati pagati regolarmente.

Maurizio Cappè, Luigi Macchione, Massimiliano Corberi, Giorgio Lucchetti, per citarne solo alcuni, anche in questa situazione sono vicini all’azienda alla quale esprimono il massimo della solidarietà e della stima. Immagino che anche altre aziende si trovino nell’impossibilità di pagare, ma noi siamo i primi ad essere vittime di tale ingiustificata, aggressione. Quello che temo e che questa vicenda sia utilizzata come apripista per un domani travolgere anche altri concessionari".